L’ex dc Campa, con quattromila euro al mese «Pensione ottenuta con i miei contributi»

CAIAFFA INTERPRESS VENEZIA 27.04.2010.- I° CONSIGLIO COMUNALE. CESARE CAMPA, STEFANO ZECCHI
CAIAFFA INTERPRESS VENEZIA 27.04.2010.- I° CONSIGLIO COMUNALE. CESARE CAMPA, STEFANO ZECCHI

«Sinceramente, non ho mai voluto parlare perché come spieghi la situazione, finisci immancabilmente dalla parte del torto». Cesare Campa, ex deputato tra 2005 e 2006 per Forza Italia, ma nato politicamente nella Dc, figura nell’elenco di 244 assegni staccati dalla Regione Veneto per i vitalizi agli ex consiglieri di Palazzo Ferro Fini. Per lui un assegno mensile di 4 mila euro netti al mese, per un totale di quasi 49 mila euro di importo. Nel 1995 era stato eletto consigliere regionale per Forza Italia , riconfermato nel 2000. Non è solo nell’elenco dei vitalizi: ci sono Paolo e Massimo Cacciari e pure Bruno Canella.

Bella pensione, però.

«Io ho versato tutti i contributi alle casse della Regione. La pensione me la sono pagata. Avrò versato qualcosa come 300 mila euro negli anni. Come si fa con una pensione integrativa».

Quindi, non si sente un privilegiato.

«Si potrebbe dirlo se avessi preso quei soldi senza fare nulla ma, ripeto, i contributi li ho pagati, tutti versati con il mio lavoro e con il negozio di famiglia di Spinea. E mi permetta di dire che quella sui vitalizi è una polemica sbagliata».

Mi spieghi il perché.

«Quelli che i politici percepivano ai tempi della prima Repubblica erano tali ma oggi le norme sono diverse. Se il conteggio viene fatto sui contributi versati è un diritto riceverlo. I veri privilegiati sono quelli che hanno goduto di vitalizi sulla base di contribuzioni esclusivamente figurative. La questione è complessa. Ricorda quei lavoratori in pensione per la famosa norma dei 16 anni, 8 giorni e qualcosa di lavoro. E i parlamentari che hanno fatto ricorso contro lo stop ai vitalizi hanno visto ribadire che ci sono diritti acquisiti e le modifiche valgono per domani e non per ieri. Cioé che le modifiche di legge non possono essere retroattive».

Il tema della previdenza si riconferma sensibile quando si parla di politica: il rischio è la disparità sociale. Non trova?

«Più che disparità, divisione sociale. E anche se spieghi, finisce che hai torto».

Comunque lei mica è in barca a vela per il giro del mondo. È rimasto qui.

«Oggi sono impegnato con il Circolo Veneto e il Premio Pittura città di Mestre. E ci investo anche del mio, in termini economici. Guardi: io avrei fatto politica anche gratis ma il rischio è che la politica la possano fare solo i signori e questo è ingiusto. La politica, ai miei tempi, era impegno, studio, preparazione. Ora i cinque stelle, dopo la battaglia contro i vitalizi, li rimpiangono. La verità è un’altra: una testa, un voto, certo. Ma non tutte le teste sono uguali».

MITIA CHIARIN

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