L’ex commercialista del trader getta nuovi scenari su Venice

PORDENONE. Marija Rade, l’ex commercialista di Fabio Gaiatto e prestanome per tre mesi di tre società del gruppo Venice, è stata interrogata a Capodistria dal procuratore di Pordenone Raffaele Tito. L’avvocato Damijan Terpin, difensore di Rade, ha depositato ai pm una memoria di 25 pagine, corredata da documenti. «Abbiamo trovato – ha spiegato l’avvocato Terpin –un versamento di 70 mila euro dalla società slovena di Gaiatto sulla quale operava Rade alla società inglese di Mario Bariggi, Angels consultants England Ltd a titolo di acconto per costituire altre due società inglesi, una americana e un’altra con sede a Dubai per la gestione del Forex. C’è scritto nel contratto che riguardava la gestione del foreign exchange». L’avvocato Terpin ritiene che questa scoperta ridimensioni il ruolo di Rade a quella di mero prestanome inconsapevole (e truffata peraltro a sua volta per 90 mila euro da Gaiatto) e non da numero tre nella catena di comando del gruppo Venice come ipotizzato dagli inquirenti.

A chiamare in causa Bariggi, ora indagato per reati fiscali dalla Procura di Catania, era stato per primo Fabio Gaiatto. Nel suo primo interrogatorio, il 27 aprile 2018, il trader aveva sostenuto di aver investito dopo la segnalazione negativa della Consob nel marzo 2017 su una piattaforma neozelandese «non direttamente dai miei conti, ma tramite Mario Bariggi». «Per risolvere il problema ho dato 6 milioni di euro al Bariggi, o meglio a una sua società Angel consulting ltd, traendo la provvista dal conto della Venice presso la Zagrebelska banka. (...)A quel punto io ho continuato ad operare sulla piattaforma forex utilizzando i soldi di cui vi ho detto». Le fiamme gialle avevano esaminato i conti correnti ma era emerso che in totale alle quattro società del gruppo Angels non erano arrivati più di 1.399.000 euro, peraltro quasi tutti nel 2016: nessuna traccia dei 6 milioni investiti nel forex. Lo stesso Mario Bariggi, ascoltato il 14 maggio 2018 come persona informata sui fatti (non è stato mai indagato a Pordenone), dichiarò: «Non ho idea di che cosa siano le piattaforme Ig market e Fcx, né io né mio fratello, direttamente o tramite le nostre società, abbiamo mai aperto conti di trading né per noi stessi né per Gaiatto o suoi collaboratori. Con lui non ho mai parlato di trading o di forex. Lui mi chiedeva case o auto(...)». Bariggi escluse che lui, il fratello o le loro società avessero ricevuto fondi per aprire conti di trading. I fratelli Bariggi sono poi apparsi di nuovo nell’inchiesta dell’antimafia di Trieste, come vittime della presunta tentata estorsione dei sedicenti casalesi per recuperare i soldi di Gaiatto. —

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia