Lettere civetta, coinvolti anche i Centri meccanizzati

Caso delle lettere-civetta: l’inchiesta interna di Poste Italiane si estende e coinvolge quadri di primo e secondo livello che hanno avuto incarichi nei Centri meccanizzati. La direzione nazionale ha...

Caso delle lettere-civetta: l’inchiesta interna di Poste Italiane si estende e coinvolge quadri di primo e secondo livello che hanno avuto incarichi nei Centri meccanizzati. La direzione nazionale ha inviato infatti quattro contestazioni di addebito ad altrettanti funzionari veneti. Tra loro ce ne sarebbe uno che, in passato, ha ricoperto incarichi nel settore dello smistamento della corrispondenza al Cmp di Padova, il centro dove viene lavorata la più grande quantità di posta del Nordest. Coinvolti anche i quadri dei Centri di Tessera e di Verona.

Le Poste stanno esaminando tutte le mail con le quali veniva disposta la certificazione della qualità del recapito. Il caso è scoppiato nei giorni scorsi. In pratica le Poste spedivano le cosiddette “lettere-civetta” a indirizzi predefiniti allo scopo di controllare l’adeguatezza del servizio; alcuni funzionari dell’ente sarebbero venuti a conoscenza di questa iniziativa e degli indirizzi i e avrebbero creato una corsia preferenziale per le “civetta” lasciando indietro il resto della corrispondenza. Lo scopo? Incassare i premi assicurati ai centri dove il servizio funzionava meglio.

I quadri, che hanno ricevuto le contestazioni di addebito hanno ora fino a un mese di tempo per presentare ai superiori tutti i chiarimenti. Intanto c’è chi racconta di attività «anomale» al Centro di Padova: lo fa un ex lavoratore del Cmp. E spiega: «Lavoravo al Cmp (Centro Meccanizzato Poste) in via della Ricerca Scientifica, area Zip, come tecnico informatico per conto della Stac di Torino, azienda in subappalto di Poste Italiane (oggi sostituita dalla PH Facility), quando si verificavano strane ed anomale le interruzioni delle macchine del servizio recapito disposte a volte da quei capi-settore che dovevano provvedere al regolare svolgimento dello smistamento della posta in tutte le province del Veneto, eccetto Verona. A quel tempo non potevo certo sapere cosa ci fosse dietro quelle, temporanee interruzioni. Adesso però, dopo l’inchiesta del Fatto Quotidiano e dopo l’apertura di una inchiesta da parte della Procura di Roma in cui sono coinvolti 40 dirigenti di Poste Italiane per illecito, posso anche dedurre che si poteva trattare delle cosiddette “lettere civetta” da inviare con urgenza ai destinatari per falsare la qualità del servizio. Ma questo lo deve accertare la magistratura». A parlare è Silvano Salviato, oggi in mobilità, residente nell’Alta Padovana, ex lavoratore della Stac. «In realtà l’inchiesta del Fatto Quotidiano era nata con la finalità di far luce sull’anomalia del cambio d’appalto al Cmp di Padova, come in tanti altri centri meccanizzati sparsi per l’Italia. Solo in un secondo momento il giornalista spostò l’obiettivo sulle lettere-civetta, probabilmente proprio aver constatato quello che stava succedendo a Padova e in altri Cmp della penisola. Sono stato sentito dall’inviato de Il Fatto Quotidiano due volte. Ossia una prima volta quando stava lavorando esclusivamente sulla perdita del posto di lavoro dei dipendenti della Stac e l'anno scorso, quando il caso delle lettere civetta era già scoppiato». (f.p.)

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