Le primarie agitano il Pd A giorni la decisione Bettin e Bugliesi in corsa
Le primarie o il «nome di sintesi» che possa metter d’accordo tutti. Dilemma non ancora sciolto nel Pd, che prova a preparare la campagna di primavera. Obiettivo è quello di tornare al governo della città e di «mandare a casa» la giunta Brugnaro e il centrodestra, tornato al governo dopo quasi trent’anni.
Impresa non semplice, visto che il sindaco in carica parte sempre favorito. E stavolta potrebbe avere già al primo turno l’appoggio della Lega, come già annunciato dal presidente Zaia. E il sindaci uscente punta a vincere già al primo turno.
Si susseguono gli incontri tra possibili alleati nel campo dell’opposizione. Nei giorni scorsi il segretario del Pd Giorgio Dodi ha visto socialisti, sinistra, civiche. E qualche possibile candidato. Tra oggi e domani altre riunioni. Si cerca il nome che posa fare sintesi ed essere appoggiato da tutti sulla base di un programma comune. In questo modo le primarie diventerebbero inutili. «Noi le abbiamo inventate, sono un grande sforzo, ma siamo pronti», dice Dodi. Altri sono più prudenti. «Se si possono non fare....».
È vero che con le primarie il centrosinistra avrebbe una grande eco mediatica, almeno per un mese.
Ma è anche vero che non sempre il candidato che esce vincitore è quello che può avere più consensi alle elezioni vere.
Dunque, si cerca. I nomi rimasti sul tavolo non sono molti. C’è il rettore di Ca’ Foscari Michele Bugliesi, che lascerà il suo incarico all’Università tra qualche mese. C’è anche Gianfranco Bettin, sociologo e scrittore, ex prosindaco di Mestre, oggi presidente della Municipalità di Marghera. In pista anche Alessandra Taverna, già presidente dell’Istituzione parco della laguna. Meno probabile ma ancora in corsa Pierpaolo Baretta, veneziano, sottosegretario all’Economia del Pd. Scelta non facile.
Che in queste ore si sta allargando anche a nomi nuovi. Giovane, donna, della terraferma, l’identikit. Ma c’è chi preferirebbe un usato sicuro con una squadra di persone competenti riunite intorno alla figura del sindaco. Chi invece un giovane o una donna.
Ancora tutto molto fumoso. Perché su tutto c’è l’incognita Cinquestelle. Al governo con il Pd a Roma, all’opposizione in laguna di Brugnaro, spesso in disaccordo con il partito di Zingaretti. Cosa faranno i Cinquestelle? Molto dipenderà dagli equilibri del governo nei prossimi mesi. Nella primavera del 2020 Venezia è l’unica grande città italiana che andrà alle urne per eleggere il sindaco. Un banco di prova che avrà significato nazionale. Venezia del resto è sempre stata un laboratorio. Prima delle giunte di sinistra, poi dei rossoverdi, quindi del centrosinistra allargato e delle civiche. «Potrebbe esserlo ancora una volta», dice Dodi.
Obiettivo è quello di convincere comitati e associazioni. Che potrebbero avere un ruolo importante per il voto di primavera. Prima di Natale si deciderà se andare alle primarie oppure no. Le consultazioni fra gli elettori del centrosinistra si potranno svolgere entro la fine di gennaio. —
A.V.
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