La Venezia “diversa” di Nicola, Enrico e Carlo Tra voga, carta decorata e ortaggi in laguna

Ebner ha creato “Venice on board” grazie all’amore per le barche, Ricciardi rilega libri, Zangrando fornisce verdure alla città 

Nicola Ebner ha origini austriache, nonni e bisnonni hanno lavorato in porto. Lui fino a qualche anno fa lavorava in una fornace a Murano e sognava di diventare maestro vetraio. Ha sempre avuto la passione per le barche in legno della tradizione veneziana e per la voga. E ogni volta che vedeva una barca e un vogatore, non poteva non osservarli da vicino.

«Rimasi colpito dall’attività dell’associazione “Row Venice” e dall’impegno che le ragazze ci mettevano a insegnare la voga ai turisti. Ma soprattutto, mi rimase in presso il numero sempre crescente di turisti stranieri che volevano imparare a vogare. Un bel segnale per la città», sottolinea Nicola. «Pensai che bisognava fare lo stesso con i veneziani. Solo andando per rii in barca, vedendo la città dei gondolieri, è possibile migliorare la qualità della vita. Ci pensai un po’ e, consapevole che non potevo rendere l’idea operativa da solo, ne parlai con due amici di sempre: Emiliano Simon e Damiano Tonolotto. Nasce “Venice on board”.

L’associazione

Si tratta di un’associazione sportiva dilettantistica e ha sede in Fondamenta Contarini, a Cannaregio. I ragazzi recuperano vecchie barche, le sistemano e realizzano remi e forcole. L’associazione cresce perché sempre più gente vuole imparare a vogare o veleggiare “al terzo”. Ma si tratta soprattutto di turisti, diversi dei quali diventano amici dei tre ragazzi, che periodicamente organizzano feste ogni qualvolta una barca riparata torna in acqua. Parecchi a cui hanno insegnato a vogare, quando tornano in città tornano a trovarli. «La pandemia per assurdo ci ha consentito di arrivare all’obiettivo iniziare: avvicinare sempre più veneziani alla voga. La gran parte dei nostri soci, ora, è residente a Venezia». —

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