La veggente: «Parlo con l’anima di Sissy: mi ha mostrato giri di droga e un uomo con la pistola»

Alla vigilia dell’udienza per l’archiviazione sulla morte dell’agente spunta agli atti anche la testimonianza paranormale di una sensitiva

la storia

Nel caso di Sissy spunta ora una veggente, per dire di essere in contatto con l’anima dell’agente di polizia penitenziaria del carcere femminile della Giudecca, trovata agonizzante nell’ascensore dell’ospedale civile di Venezia nel novembre del 2016. Ferita alla testa da un colpo di pistola, è morta nel 2019 dopo oltre due anni di coma vegetativo. Secondo la donna che si è presentata il 14 luglio alla caserma dei carabinieri di Borgo Valsugana, l’anima di Sissy vagherebbe senza pace «bloccata in terra tra la terza e la quarta dimensione», non potendo «volare nella luce», senza giustizia. Tutto verbalizzato e agli atti. E così il paranormale entra a palazzo di Giustizia, con lo spirito dell’agente che “rivela” che a impugnare la pistola, sia stato un amico del quale si fidava. Giovedì è in programma davanti alla giudice Barbara Lancieri l’udienza chiamata (forse) a mettere la parola fine alla battagli giudiziaria della famiglia di Maria Teresa Trovato Mazza, che per due volte ha impugnato la richiesta della Procura di archiviare il caso come suicidio. Due anni fa, la stessa gip aveva disposto nuovi accertamenti sul cellulare e il computer della donna. Ma non sono emerse novità, se non un’indagine interna del ministero sulle porte delle celle aperte e i presunti rapporti tra (alcune) agenti e detenute. E la pm Spigarelli ha, così, nuovamente chiesto l’archiviazione del caso. E - di nuovo - la famiglia si è opposta.

In attesa dell’udienza, agli atti è finita la nuova inattesa testimonianza “ultraterrena”, per voce di una signora 44enne trentina, dal profilo Facebook affollato di angeli, che si è presentata dai carabinieri raccontando di avere il «dono della veggenza: parlo con le anime delle persone decedute, ormai da molti anni». Quella di Sissy si sarebbe manifestata un anno fa e per prima cosa avrebbe detto che esiste un chiavetta Usb «chiusa in un cassetto di una scrivania in legno laminato, con le sue testimonianze e indagini che stava svolgendo all’interno del carcere della Giudecca. La scrivania è nell’ufficio di una persona importante del carcere, nel secondo cassetto a sinistra per chi siede». La donna dice che Sissy le ha parlato di traffico di droga, di sesso e orge. E che le ha detto di avere paura: «Circa 8 mesi fa mi ha fatto “vedere” una pistola nera con uno stemma o un bollino verde, puntata alla nuca e la mano che la impugnava era abbastanza grande. Ho potuto “vedere” un uomo dell’altezza di circa 180 cm, tra i 43 e i 48 anni, di bella presenza, con i capelli neri dritti e lisci, occhi neri: l’ho “visto” in faccia, tanto che se lo vedessi lo riconoscerei immediatamente. “Sissy” mi ha detto che porterebbe una fedina fina in oro sulla mano destra». Un amico del quale lei si fidava. Perché la veggente abbia deciso solo ora di bussare alla porta dei carabinieri non è detto, ma la signora mette a verbale che non vuole «ricompense, ma solo che Sissy, bloccata in terra, possa volare nella luce». Tornando al mondo terreno, in questi anni di indagini non sono emersi elementi che abbiano messo in dubbio – per quanto riguarda la Procura di Venezia – il suicidio della donna, che quella mattina era stata assegnata all’improvviso alla scorta di una detenuta per una visita. Non ci sono video dell’ascensore, ma poco prima si vede l’agente girare sola nel reparto. Nell’opporsi all’archiviazione, l’avvocato della famiglia Girolamo Albanese aveva dichiarato: «Restano punti da chiarire». Parola alla gip Lancieri.

roberta de rossi

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