La tragedia della ciclista di Santa Maria di Sala: "Un urlo strozzato, Chiara non c'era più"

SANTA MARIA DI SALA. L’urlo strozzato in gola, e poi più nulla. Solo il suo nome “Chiara”, pronunciato inutilmente dalle compagne, e le voci confuse dei soccorritori.
Chiara Pierobon, 22 anni, se n’è andata così, tra le braccia delle compagne della Top-Girls Fassa Bortolo, che si trovavano nel furgone diretto a Bochum, per la settima prova della Coppa del Mondo di ciclismo. «Eravamo nel furgone della squadra, Chiara dormiva in uno dei sedili posteriori», racconta Asja Paladin che da tre anni si allena e gareggia affiancata alla ciclista di Santa Maria di Sala; e che anche ieri era vicina all’ amica e compagna di squadra. Poi quella calma apparente è stata rotta da un grido, strozzato. «L’abbiamo sentita lanciare un urlo, e pensavamo che stesse sognando», prosegue Asja. «Ci siamo girate verso di lei e abbiamo capito che stava male. Non rispondeva, non riusciva a parlare, non respirava». Un urlo quello di Chiara probabilmente dettato proprio dalla sensazione di soffocamento. Le compagne hanno avvisato i tecnici della squadra, che sono intervenuti immediatamente. «Il furgone è stato fermato in autostrada e gli allenatori hanno praticato il massaggio cardiaco su Chiara», prosegue la compagna di squadra, «ma non ha mai dato segnali di ripresa». Nel frattempo dall’ospedale di Ingolstadt si alzava l’elicottero del pronto soccorso. In pochi minuti i paramedici hanno raggiunto il furgone della squadra. Hanno provato a rianimare la ragazza per poi trasportarla in ospedale. «Ci hanno provato per due ore e mezza», racconta Asja, «ma purtroppo è stato tutto inutile».

La squadra ha trascorso la notte in Germania, sotto choc, per tornare in Italia ieri mattina. Niente gara di Coppa del Mondo, impossibile correre con, in testa, le immagini delle tragedia. «Nei prossimi giorni ci incontreremo per decidere cosa fare per ricordare Chiara», dice Asja. Oltre al dolore per la scomparsa di un’amica e di una compagna di squadra, c’è lo choc per una morte al momento inspiegabile. Un perché dovrebbe darlo l’autopsia a cui oggi verrà sottoposta la salma. Quell’urlo di Chiara, a rompere il sonno, come se stesse soffocando, raccontato dalla compagne e dai tecnici della squadra ha dato forza all’ipotesi dell’embolia polmonare. «E’ difficile accettare che una ragazza giovane allenata per fare sport ad alti livelli muoia in questo modo», prosegue Asja. Le due si conoscevano da molti anni. Avevano solo un anno di differenza: Chiara, 22, Asja, 21; e hanno condiviso molti chilometri di asfalto consumati da rivali nelle categoria giovanili. Poi da tre anni erano diventate compagne di squadra alla Topgirls Fassa Bortolo di Spresiano (TV). «Era una ciclista completa, forte in salita e si difendeva anche in volata, grazie al fatto che era piuttosto veloce». Ma era anche un’amica per tutte la compagne, «era sempre gentile e disponibile con tutte. E’ una grande perdita per il ciclismo, e per tutte le persone che come noi la conoscevano», conclude Asja.

Tutte le ragazze della Top Girls sono sotto choc per l’accaduto. Per qualche giorno non inforcheranno le loro biciclette; ma poi ricominceranno a macinare chilometri, come Chiara avrebbe desiderato.
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