La “stretta” di Moraglia sul biglietto nelle chiese

VENEZIA. Stop al biglietto generalizzato a pagamento nelle chiese veneziane. Ingresso gratuito anche per i turisti se dichiarano di voler entrare per pregare. Possibile adozione del numero chiuso, se il numero degli ingressi risultasse eccessivo. Basta con i concerti nei luoghi di culto, se non hanno nel programma musiche sacre. Possibile uso diverso per le chiese veneziane che non rispondono più ai bisogni pastorali- È una vera propria “stretta” quella annunciata ieri del Patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, in apertura del convegno «Chiese tra culto e cultura» che si è aperto ieri nelle sale del Museo Diocesano. Con un monito indiretto anche al circuito Chorus - che lega 16 chiese veneziane (dai Frari a San Polo, da Santo Stefano a San Sebastiano) - che hanno appunto introdotto il ticket a pagamento per le visite turistiche, per finanziare i costi di manutenzione guardianìa. E non a caso, in un convegno del Patriarcato tutto dedicato proprio al tema dell’uso culturale delle chiese, nessun intervento di esponenti di Chorus è stato previsto nel programma. Inequivoche le parole di Moraglia, che si rifanno anche ai principi della Cei (la Conferenza Episcopale Italiane) sull’accesso nelle chiese. Ogni uso delle chiese differente da quello liturgico «sia regolamentato e si svolga - ha detto il Patriarca - sotto la guida dei competenti organi e uffici diocesani». E ancora: «È garantito a tutti l’accesso gratuito alle chiese aperte al culto, deve essere sempre assicurata la possibilità dell’accesso gratuito a quanti intendono recarsi in chiesa per pregare e l’adozione di un biglietto a pagamento è ammissibile soltanto per la visita turistica di parti del complesso (cripta, tesoro, battistero, campanile, chiostro, singola cappella) chiaramente distinte dall’edificio principale della chiesa che deve rimanere a disposizione per la preghiera». E la “stretta” del Patriarca riguarda anche il florilegio di concertini nelle chiese. «Il richiamo al principio che l’utilizzazione delle chiese non deve essere contraria alla santità del luogo - ha detto Moraglia -determina il criterio secondo il quale si deve aprire la porta della chiesa a un concerto di musica sacra e religiosa e non ad ogni specie di musica. Anche la più bella musica sinfonica, per esempio, non è di per sé religiosa». Per le chiese - a Venezia sono un centinaio in tutto - che hanno problemi conservativi urgenti e meno fedeli anche per il calo demografico, si impone una «razionalizzazione», individuando «soluzioni e proposte per rendere “utili” anche alla stessa collettività quei luoghi».
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