La storia del Cinquecento dagli scavi del Lazzaretto
VENEZIA. Com’erano i veneziani del Cinquecento? Quali caratteristiche fisiche avevano? Una miniera di informazioni sui nostri antenati che abitavano le isole arriva dall’ultimo scavo del Camposanto...

VENEZIA. Com’erano i veneziani del Cinquecento? Quali caratteristiche fisiche avevano? Una miniera di informazioni sui nostri antenati che abitavano le isole arriva dall’ultimo scavo del Camposanto nell’isola del Lazzaretto Nuovo, concluso in questi giorni dall’équipe di ricercatori dell’Università Western Australia. Un gruppo guidato dalla professoressa Ambika Flavel, originaria di Venezia e docente a Perth, formata da una decina di antropologi, laureati e specialisti in archeologìa e analisi del Dna. «Risultati straordinari», dice Girolamo Fazzini, presidente dell’Archeoclub che da trent’anni organizza ricerche e studi nell’isola della peste, «che ci daranno indicazioni importanti sul profilo demografico degli individui sepolti nell’isola. Ma anche dati sugli oggetti sepolti con loro. E infine dai campioni estratti dal suolo e dai denti si potrà risalire alla provenienza degli individui. Con la pestilenza del 1575-76, quella che diede origine alla costruzione del tempio votivo palladiano del redentore, l’isola del Lazzaretto Nuovo accoglieva un numero impressionante di persone: tra le otto e le diecimila contemporaneamente, con migliaia di barche ormeggiate intorno. «Pareva quasi un'armata che cingesse una città di mare», dice nella sua cronaca Francesco Sansovino, «un esodo biblico per cercare di salvare la città». I Lazzaretti sono una parte importante della storia della Serenissima. Luoghi che il governo della Repubblica destinava al controllo di merci ed equipaggi provenienti dall’Oriente, sospetti di portare il morbo della peste. La quarantena e le sepolture hanno lasciato segni importanti. Che adesso Archeoclub, insieme all’Università e al ministero dei Beni culturali, intende valorizzare. Sabato e domenica apertura straordinaria dell’isola del Lazzaretto Vecchio, di fronte al Lido. Luogo destinato a ospitare il nuovo museo della laguna per esporre reperti oggi confinati nei magazzini.
Fino ad oggi le visite nelle sue isole sono garantite dai volontari di Archeoclub. Nel progetto elaborato qualche anno fa e approvato dai ministeri – ma mai finanziato – è previsto lo sviluppo della parte espositiva al Lazzaretto Vecchio. Isola restaurata qualche anno fa dal Magistrato alle Acque, vicina al Lido e facilmente raggiungibile via acqua, dotata di spazi preziosi e adatti a ospitare pezzi pregiati delle collezioni archeologiche. Compresi i relitti e gli oggetti trovati sul fondo della laguna. Testimonianze preziose di com’era allora la vita in laguna.
«Noi siamo pronti», dice Fazzini. Che ha avuto anche un colloquio con il ministro Franceschini in occasione della sua ultima visita a Venezia. «Progetto interessante», lo ha definito il ministro, «adesso troveremo i finanziamenti».
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