La realtà di Scarlett e Brad nella fantasia di Hollywood

Mostra del Cinema. l’attrice più pagata e uno degli uomini più affascinanti del mondo al Lido con l’inquietudine e il disinganno di coppie in crisi e rapporti familiari

LIDO DI VENEZIA. C’è un’ansia di normalità, un bisogno di cose semplici, gesti misurati, abiti quasi dimessi, nell’attrice più pagata di Hollywood e nell’uomo considerato a lungo come il più fascinoso del mondo. Scarlett Johansson, protagonista di “Marriage Story” di Noah Baumbach (ieri sera in Concorso), e Brad Pitt, interprete di “Ad Astra” di James Gray (anch’esso in corsa per il Leone), portano al Lido l’inquietudine e il disinganno di storie tanto più preziose quanto più comuni.

La realtà, infinitamente più interessante della fantasia, passa dalla vita privata di Scarlett Johansson al grande schermo quasi senza distinzione, come se il tribunale del set fosse lo stesso in cui l’attrice, due anni fa, ha divorziato dal giornalista francese Romain Dauriac. La realtà dei suoi cinquantasei anni fa di Brad Pitt un uomo maturo, che beve acqua minerale, schiva le ripetute allusioni al sex symbol che è stato e dice che «tutti si portano dietro le ferite dell’infanzia, il compito dell’attore è usare quei dolori in modo sincero».

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Nessuno mente, almeno a oggi, sul red carpet della 76 esima Mostra del Cinema, prodiga di sinossi in cui ciascuno può trovare una parte di sé, come sicuramente certe madri e certe figlie, non senza sgomento, si sono ritrovate nel film d’apertura “La vérité” di Kore-Eda Hirokazu con Catherine Deneuve e Juliette Binoche.

I FILM

A essere servite, ora, sono le coppie in crisi. “Marriage Story” racconta un matrimonio che appartiene a molti, quasi più bello che brutto, dove l’uno (Adam Driver, di professione regista) sa tutto dell’altra (Scarlett Johansson, attrice teatrale), incluso il modo di aprire il barattolo dei sottaceti; e proprio per questo consumato dalla confidenza, scolorito dall’assenza di segreti, nel quale l’amore potrebbe essere salvato nella stessa misura in cui è destinato al macello tra livori e colpi bassi per l’affidamento del figlio.
Maglietta a righe, pantaloni verdi, pancia scoperta, per la terza volta al Lido dopo “Black Dahlia” di Brian De Palma (2006) e “Sotto la pelle” di Jonathan Glazer (2013), Scarlett Johansson spiega che nel film «c’è tanto di tutti noi».

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«Quando il regista mi ha telefonato, stavo divorziando; ricordo che al nostro primo incontro ho chiesto un bicchiere di vino e ho iniziato a lamentarmi; allora lui mi ha detto che era un po’ strano offrire quella parte proprio a me, ma io l’ho presto considerata un’esperienza incredibile, arrivata al momento giusto».

È la naturalezza a far perdonare i cinquantasei milioni di dollari che l’attrice si è messa in tasca quest’anno; e certo il tempo e i dispiaceri hanno cambiato questa ragazza che ha 47 film alle spalle e che sei anni fa, sullo stesso tappeto rosso, si presentò quasi fuori tempo massimo per colpa di una farfalla di diamanti che non le stava appuntata tra i capelli.

Il nuovo corso la porta in passerella - prima della cena all’Aman - con dieci minuti di perdonabile ritardo, i capelli finto bagnati, l’abito rosso di paillettes, i tatuaggi sulla schiena, a fianco del regista, del gettonatissimo Adam Driver, vero oggetto della cupidigia dei selfie – «ogni divorzio ha qualcosa di teatrale» dice l’attore - e di Laura Dern in verde e argento, così alta che pare infinita, avvocato manipolatore nel film, e per la quale «avere questa parte è stato il più bel regalo di Natale».

La coppola verde di lana, la maglietta slavata, la barba incolta rivelano quanto anche l’orizzonte di Brad Pitt sia diverso da quello che lo vedeva sfolgorante al fianco di Angelina Jolie, pieno di capelli, di figli, case e castelli. Nel film “Ad Astra”, a fianco di Tommy Lee Jones, Ruth Negga, Liv Tyler e Donald Sutherland, l’attore è un astronauta in rotta verso Marte alla ricerca del padre, a sua volta leggendario astronauta scomparso da anni nello spazio.

Pitt, a cui è stato dedicato l’asteroide 29132 Bradpitt, spiega che “Ad Astra” è il film «più sfidante» della sua vita. «Una storia delicata, sottile, che opera su diversi fronti» dice l’attore «si pone domande sul perché siamo qui, sul destino della nostra anima. Sono molto curioso di vedere come sarà recepito dal pubblico».

«Una storia intimista contro lo spazio infinito» aggiunge il regista «per realizzarla ho rubato dai migliori, come Melville e Moby Dick, così quello che era vecchio, è diventato nuovo». I fan in attesa dalle 6 del mattino saranno ripagati da 18 minuti di selfie e autografi: un red carpet notturno, emozionato, felice. Va da sé, stellare.

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