La Belstaff conferma chiude la sede di Mestre «I lavoratori? A Londra»

Confermata ai sindacati la chiusura della sede Belstaff di Mestre. Si è tenuto ieri il primo incontro tra i rappresentanti dell’azienda di moda e i delegati sindacali, cui è stata dichiarata l’intenzione di accentrare a Londra tutte le funzioni core business. Il noto marchio di moda, portato al successo dall’imprenditore Franco Malenotti negli anni 90 e 2000, ora di proprietà del colosso britannico della chimica Ineos, ha comunicato l’inizio del processo che sarà completato nell’estate 2022. Negli uffici di Mestre lavorano attualmente 56 persone, compresi i dirigenti, con un età media di 46 anni. Si tratta di personale impiegatizio e addetti al magazzino, molte sono le donne e pochi in età pensionabile. “Ci è stata prospettata la disponibilità da parte dell’azienda di ricollocare i dipendenti, nel caso fossero interessati, nella capitale inglese e in altre sedi in Europa del gruppo Belstaff, ma anche del colosso della chimica Ineos, proprietario del brand”, spiega Massimo Messina, segretario generale della Filctem-Cgil di Treviso, che segue la vertenza. L’azienda nata nel 1924 in Gran Bretagna era stata al centro di altre due recenti ristrutturazioni, nel 2012 e 2014, ma che non hanno portato i frutti sperati. “Abbiamo chiesto di non lasciare nessun lavoratore a piedi, dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti come ad esempio un percorso formativo in cassa integrazione con riqualificazione – aggiunge Messina – o accompagnare chi sta andando in pensione. Il clima è comunque positivo e sono disponibili a trattare con i sindacati”. Proseguono intanto gli incontri, il prossimo è in programma il 30 marzo. Durante il suo secolo di vita Belstaff è passata più volte di mano. Negli ultimi decenni, dopo la vendita da parte della famiglia Malenotti, era passata ad un fondo svizzero, quindi ad una holding lussemburghese. Nel 2017 l’acquisizione da parte della holding del gruppo chimico britannico, che ha affidato alla manager Fran Millar ad ottobre scorso il rilancio del marchio noto per le sue giacche. —

Nicola Brillo

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia