Jane Fonda e Geraldine Chaplin nella “comune” contro la vecchiaia

Ingannare la vecchiaia e il tempo che passa. Farsi beffe persino della morte, fingendo che la persona che non c’è più si sia solo temporaneamente smarrita in un parco. L’unione fa la forza: a maggior...
Di Marco Contino

Ingannare la vecchiaia e il tempo che passa. Farsi beffe persino della morte, fingendo che la persona che non c’è più si sia solo temporaneamente smarrita in un parco. L’unione fa la forza: a maggior ragione quando si ha a che fare con l’ineluttabile, contro il quale la migliore arma è l’ironia, con una bara rosa shocking e un castello di coppe di champagne ad esorcizzare il momento del commiato. Ma è soprattutto l’amicizia a salvarci, a rendere più dolci quegli ultimi passi sempre più incerti e sempre più carichi di angoscia. «E se vivessimo tutti insieme?» è la proposta che cinque amici ultrasettantenni sussurrano - senza crederci troppo all’inizio - per affrontare i problemi comuni della vecchiaia ed è anche il titolo del film diretto da Stephane Robelin e distribuito dalla Parthenos, la realtà cinematografica padovano-trevigiana, alla sua quinta esperienza distributiva dopo il successo di “Io sono Li” e “C’era una volta in Anatolia”. Fuori Parigi, gli amici di una vita, due coppie e uno scapolo irriducibile si accorgono che è inutile sperare in una seconda giovinezza. Jeannie (Jane Fonda) scopre di essere gravemente malata. Suo marito Albert comincia a dimenticare ciò che ha fatto pochi minuti prima. Jean è un rivoluzionario attempato che non può più partire per le sue missioni perché l’assicurazione non lo copre più («non sapevo che ci fossero limiti di età per la solidarietà» sbuffa sconcertato) mentre la moglie Annie (Geraldine Chaplin) vorrebbe una piscina in giardino per godersi i nipotini.

Tutti e quattro - soprattutto le signore - sono legati a Claude, un donnaiolo passionale che ama con sincera devozione le prostitute che frequenta abitualmente. Quando il suo cuore fa le bizze, per evitare che venga esiliato in una elegante quanto deprimente casa di riposo, gli amici mettono in piedi una comune dove sperimenteranno nuove forme di convivenza, osservati da un giovane etnologo alle prese con la tesi di laurea.

Il film di Robelin ha quel garbo tipico di un certo cinema francese, una ambientazione che ricorda Rohmer ed un sano spirito goliardico debitore della commedia all’italiana (Amici miei, La grande abbuffata), senza rinunciare a qualche spunto di riflessione interessante come il tema della sessualità senile («noi vecchi non siamo mica asessuati!», sbotta Jane Fonda) o alla osservazione del fenomeno sociale del “cohousing”, inteso come condivisione degli spazi. Il tutto costruito su un cast di attori perfetti, capaci di dosare con un semplice sguardo ironia e malinconia.

Durata: 96’. Voto: ***½

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