Incendiano il ristorante per l’assicurazione

MEOLO
Il Vecchio Mulino di Onè di Fonte è stato incendiato per soldi e su mandato preciso del titolare. Ne sono convinti i carabinieri che ieri, dopo un’indagine durate 5 mesi esatti, hanno arrestato Giuseppe Donnarumma, classe 1954, di Castellamare di Stabia e Adriano Lazzarato, 56 anni, di Meolo, gli autori dell'incendio che il 3 ottobre 2011 ha devastato il noto ristorante.
Secondo quanto stabilito dai carabinieri i due avrebbero agito dopo essersi accordati con il titolare, Leopoldo Vanzetto, che il giorno dell’attentato incendiario contro il suo ristorante «era in Francia a scegliere vini con il suo sommelier». I tre si sarebbero accordasti sul da farsi proprio attorno a uno dei tavoli del Vecchio Mulino, tra clienti e camerieri. Un patto segreto, fatto nei giorni precedenti il rogo, e sul quale devono essere chiariti ancore molti dettagli. C’è stato un compenso? Se sì, quale? Agli atti dell’inchiesta, a oggi, non risultano passaggi di denaro. Ma non è escluso che i due, ritornati in Italia dopo una fuga lunga cinque mesi, fossero venuti a riscuotere prima di ripartire. Vanzetto oggi è indagato per incendio in concorso, lo stesso reato contestato ai due piromani fermati venerdì nei dintorni dell'aeroporto di Venezia. Donnarumma, pregiudicato, originario di Castellammare di Stabia e residente a Preganziol, era appena arrivato dalla Croazia dove aveva trascorso tutto il tempo dall'incendio a oggi. Lazzarato invece, domiciliato a Meolo, proveniva da Tenerife dove ha residenza, e forse era pronto a tornarvi. «Entrambi - sottolineano i carabinieri - portano ancora addosso i segni delle ferite e delle ustioni riportate il 3 ottobre». L’accordo era incendiare «per distruggere, per incassare - spiegano i carabinieri - i soldi dell'assicurazione (1,8 milioni di euro) e chiudere probabilmente i conti con un’attività che negli ultimi tempi faticava e per la quale il titolare era esposto per circa 500mila euro».
Ma il loro è stato un attentato disorganizzato, impreciso, «sporco». Troppa benzina e poca attenzione, tanto da trasformare l’incendio in una esplosione che ha rischiato di uccidere sul colpo Lazzarato, investito in pieno dalla fiammata e dai detriti, e svenuto a terra in una pozza di sangue. Ed è stata anche quella macchia di sangue, unita anche alle testimonianze di chi ha visto «due persone allontanarsi zoppicando dopo l’esplosione», a tradire i due e indirizzare le indagini.
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