«In forte ritardo il divieto di balneazione»

CHIOGGIA. «L’ordinanza che vieta tutte le attività balneari nella cella numero due (cioè la spiaggia libera di Isola Verde) è stata emessa solo ieri (martedì, ndr) e, nel frattempo, la battigia non...
CHIOGGIA. «L’ordinanza che vieta tutte le attività balneari nella cella numero due (cioè la spiaggia libera di Isola Verde) è stata emessa solo ieri (martedì, ndr) e, nel frattempo, la battigia non viene pulita». Giorgio Bellemo, presidente dell’associazione di operatori turistici Ascot, che raggruppa molti concessionari di Isola Verde, aggiunge nuove note polemiche alla questione del ripascimento della spiaggia suddetta. Non fossero bastate le lamentele dei clienti che si sono trovati con le ruspe sul bagnasciuga, quelle dei gestori degli stabilimenti, che si son trovati con le spiagge sporche di rami, alghe, schiuma, adesso c’è anche il problema del divieto di attività balneari che non è stato emesso quando, diversi giorni fa, sono iniziati i lavori, ma che ora deve essere rispettato e fatto rispettare. «Voglio vedere» commenta Bellemo «il Comune che manda via le orde di turisti “alternativi” che qui, soprattutto nei giorni festivi, campeggiano! E poi dovremmo sospendere anche il servizio di salvataggio».


Una situazione paradossale alla quale si è giunti in modo paradossale, continua Bellemo. «Gli operatori erano stati informati dell’avvio dei lavori di ripascimento ma ciò non vuol dire che ne abbiano condiviso le modalità o le tempistiche. Preso atto della situazione terribile, gli operatori hanno accettato, obtorto collo. Ma non sapevano che, invero, i lavori sarebbero partiti così in ritardo e con queste modalità. Il disagio (e questo termine è gentile) è notevole. Le draghe che non smettono di pompare davanti allo stabilimento Smeraldo fanno scappare, letteralmente, gli ospiti. Se poi ci aggiungi che le opere di ripascimento vengono usate anche come una scusa per non fare una regolare pulizia della battigia, beh... evito di dire altro, ma non dovrebbe funzionare così».


Diego Degan


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