Immobiliaristi all’assalto di Venezia. Neanche il Covid ferma l’urbanistica d’oro

Dalla Cassa Depositi di Gorno Tempini agli alberghi di Mister Ching, agli investimenti di imprenditori come Holler e Marseglia

Il caso

Immobiliaristi in azione, anche in tempo di Covid. Venezia continua a essere oggetto dell’interesse di imprenditori immobiliari o di gruppi interessati comunque a investire sulla città in attesa della ripresa del turismo.

Ma il più grosso soggetto operante in questo momento nel settore immobiliare a Venezia non è privato ma pubblico. Si tratta di Cassa Depositi e Prestiti, la società controllata dal Ministero dell’Economia e guidata da Giovanni Gorno Tempini. Che ha innanzitutto in piedi il faraonico progetto della ristrutturazione dell’ex Ospedale al Mare al Lido, per trasformarlo in un doppio resort turistico con partners quali Th Resorts e Club Mediterranée.

Ma che sul patrimonio di Venezia e della sua laguna in questi anni ha investito. Dall'isola di Sant’Angelo della Polvere, nella laguna sud, lungo il canale Contorta, a Palazzo Diedo e Palazzo Gradenigo. Acquisito anche il fabbricato delle ex Carceri di San Severo a Castello, l’isola di San Giacomo in Paludo, Palazzo Duodo e Palazzo Ziani, in Fondamenta San Lorenzo.

Passando al privato, invece, particolarmente attivo con il suo gruppo è l’imprenditore pugliese Dino Marseglia, con grossi interessi nell’olio d’oliva ma anche nelle energie alternative e nel turismo. Il gruppo Marseglia ha infatti acquisito qualche anno fa l’Hilton Molino Stucky, rilevando i debiti bancari di Acqua Marcia. E sta per mettere le mani su un altro hotel di lusso come Ca’ Sagredo, rilevando anche qui la situazione debitoria precedente.

È invece in stand–by un altro affare, quello che riguarda l’area dell’ex Orto Botanico di San Giobbe, che ha anch’essa acquisito, ma per la quale non riesce ad avere dal Comune il via libera per l’hotel di lusso che vorrebbe realizzare anche qui.

È ancora su piazza ma fermo anche l’imprenditore di Singapore Chiat Kwong Ching, quello che con la sua società Grandeur Oxley voleva realizzare il megainvestimento immobiliare sull’area dei Pili, di proprietà di Porta di Venezia, società del sindaco Luigi Brugnaro, poi saltato. Ma Ching ha comunque acquisito dal Comune prima Palazzo Donà e poi Palazzo Poerio Papadopoli – già sede dei vigili urbani – per farne entrambi degli hotel.

Ma Palazzo Donà non ha mai aperto e ora è stato ceduto in gestione alla famiglia Calzavara, sperando forse che con le sue relazioni riesca a far togliere la sala pompe antincendio della Veritas che si trova all'interno del palazzo e che blocca l’apertura dell’hotel perché quando parte fa un rumore assordante. E il progetto alberghiero di Palazzo Poerio Papadopoli sembra tramontato, con Ching che starebbe cercando di vendere l’immobile acquistato dal Comune.

L’ultimo arrivato infine sulla scena immobiliare veneziana è l’imprenditore austroungherese Ivan Holler con la sua impresa Mtk, che ha già realizzato quattro alberghi a Mestre e che a Venezia ha acquisito l’area degli ex Gasometri tra la Celestia e San Francesco della Vigna.

Intende realizzare qui una serie di edifici da destinare al mercato turistico. Dovevano essere appartamenti, e in Comune pende la richiesta del cambio di destinazione d’uso per farne un hotel di lusso. Intanto è quasi conclusa la bonifica. Volumetrie già autorizzate dentro la struttura metallica degli ex Gasometri, che potranno raggiungere un’altezza uguale a quella dello “scheletro”.

Ma altri soggetti avanzano come ad esempio il gruppo immobiliare romano Barletta che ha acquistato il tardogotico ma fatiscente Palazzo Giovannelli per trasformarlo in un altro albergo, il Rosewood Hotel, a gestione cinese. —


 

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