Il rammarico dell’ex Pantera Rosa «Inquilini dimezzati in 40 anni»

LA RICORRENZAL’ex Pantera Rosa compie 40 anni e festeggia con gli inquilini vecchi e quelli nuovi. Correva il 1978 quando fu tagliato il nastro dei 240 appartamenti (208 destinati alle famiglie e una...
Foto Agenzia Candussi/ Scattolin/ Mestre, via Triestina 68/Festa di Quartiere - Nella foto un gruppo partecipante alla festa
Foto Agenzia Candussi/ Scattolin/ Mestre, via Triestina 68/Festa di Quartiere - Nella foto un gruppo partecipante alla festa

LA RICORRENZA

L’ex Pantera Rosa compie 40 anni e festeggia con gli inquilini vecchi e quelli nuovi. Correva il 1978 quando fu tagliato il nastro dei 240 appartamenti (208 destinati alle famiglie e una parte di foresteria alla Guardia di finanza) di via Triestina 68, il più grosso – ancora oggi – intervento di edilizia popolare realizzato con un bando pubblico e la più grande autogestione Ater della Città metropolitana.

A mille veneziani di Giudecca, Dorsoduro, Castello, fu assegnato un appartamento nuovo di zecca dallo Iacp, istituto autonomo case popolari. Le case erano rosa, oggi dopo vari restyling sono di color giallo e il quartiere da Pantera Rosa, per simboleggiare il riscatto, fu ribattezzato Triestina 68. Molti degli abitanti che quarant’anni fa presero casa a Favaro, oggi sono anziani, il complesso residenziale conta circa 500 persone e non più mille, 30 appartamenti sono vuoti e 4 occupati.

Ieri una grande festa per i 40 anni, alla quale hanno partecipato amministratori, politici, la stessa Ater. «Una volta» spiega Nicola Mezzaval, l’animatore del quartiere Triestina, «le famiglie erano composte da due genitori e anche cinque figli, adesso è tanto se ne hanno uno, molti sono invecchiati, altri se ne sono andati e parecchi sono deceduti. Ma lo zoccolo duro di chi abita qui è lo stesso di un tempo». Giancarlo Cemolin, 75 anni, è uno di loro: «Mi diedero le chiavi il 13 dicembre del 1978. Sono stato per moltissimi anni presidente del Comitato inquilini e amministratore. All’inizio è stato difficile, perché le persone erano di estrazioni diverse: c’erano tensioni, delinquenza, droga, tutti i venerdì ci incontravamo per risolvere i problemi e pian piano le cose sono cambiate. Oggi da un migliaio siamo diventati la metà, circa 250 persone sono mancate, molti figli se ne sono andati e noi siamo invecchiati. Ci sono troppi stranieri».

Luca Vianello, il nuovo amministratore chiarisce: «Ci sono lavori da fare, manca il Certificato prevenzione antincendio, gli ascensori sono da manutentare e vorremmo una perizia statica». Ma il progettista dell’intervento rassicura: «Il complesso è un edificio scatolare in cemento armato». —

Marta Artico

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia