Il Porto pronto a “cedere” l’area dei Pili al Comune

MESTRE. Dopo quasi un anno di confronto, non sempre facile, siamo a un passo dalla firma dell’atteso accordo tra il Comune di Venezia e l’Autorità di sistema Portuale per il futuro assetto urbanistico delle cosiddette “aree con funzione di interazione porto-città”. Aree, che pur rientrando nell’esclusivo perimetro di “ambito portuale”, passerebbero all’amministrazione comunale per predisporre la relativa programmazione e destinazione urbanistica.
Dopo la presentazione di proposte e controproposte di ambo le parti, il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale di Venezia e Chioggia, Pino Musolino, aspetta la risposta dell’amministrazione comunale per poter chiudere l’accordo (che coinvolge anche i comuni di Mira, Cavallino Treporti) e poter così definire il nuovo Piano Regolatore Portuale e documento di pianificazione strategica di sistema(Dpss).
Non si tratta solo di passaggi burocratici e amministrativi, in ballo c’è il futuro sviluppo del porto con tutte le sue attività logistiche e gli sviluppi delle reti infrastrutturali, e ci sono aree inserite nell’ambito portuale sulle quali il Comune potrebbe, invece, decidere in esclusiva una destinazione urbanistica che può includere attività commerciali, turistiche e residenziali.
Si tratta di aree a cavallo tra porto e città, molto appetibili per possibili sviluppi immobiliari e attività alberghiere, commerciali e presidenziali, come via dell’Elettricità e le limitrofe aree che costeggiano via Fratelli Bandiera fino al cavalcavia della stazione Ferroviaria, via delle Macchine dove si dovrebbe realizzare una nuova piscina, via delle Industrie davanti al Parco Vega e al Pala Exo - che saranno collegati a via Torino dalla nuova viabilità - e la grande e ormai famosa area dei Pili acquistata anno fa dal demanio da una società (Porta Venezia) che fa capo al sindaco Luigi Brugnaro.
Proprio su questa aree il sindaco vorrebbe veder spuntare un nuovo palasport, come ha detto lui stesso pubblicamente l’anno scorso, annunciando un non meglio precisato interesse dell’imprenditore di Singapore Ching Chiat Kwong di investire in quest’area - ora dominio di uccelli migratori e stanziali, malgrado la presenza di una discarica di fosfogessi radioattivi, sempre in attesa di essere messa in sicurezza e poi bonificata - per costruire villini, un palasport, un casinò e una darsena con posti barca e alberghi, già previsti da una progetto degli architetti Tobia Scarpa e Fabiano Pasqualetto.
Ora, dopo mesi di confronto e scontro, il presidente dell’Autorità portuale - malgrado il riserbo di ambo le parti - avrebbe accolto buona parte, ma non tutte, le “pretese” avanzate dal sindaco.
Su un’area come quella dei Pili, l’Autorità portuale non ha progetti di sviluppo ed è pronta a cedere al Comune la pianificazione urbanistica, che altrimenti sarebbe di esclusiva competenza portuale. Il Porto è pronto a “cedere” la pianificazione e i destini urbanistici del Vallone Moranzani - ai confini di Malcontenta, dove sarebbe in predicato la realizzazione di una mega discarica di fanghi dei canali navigabili, che verrebbe trasformata in parco pubblico - e l’area di via delle Macchine, nei terreni dell’ex Feltrificio veneto di AndreaMevorach dove dovrebbe sorgere la piscina a spese dei privati, come prevedeva l’accordo per il trasferimento del mercato ortofrutticolo.
Nell’ultima proposta del Porto c’è anche la possibile “cessione” di alcune fette di terreni su via dell’Elettricità - fatte salve, naturalmente, clausole di salvaguardia per dei binari e del sedime stradale che porta ai terminal portuali - come quelle dell’ex Dopolavoro, del Centro Rivolta e del tratto che confluisce su via delle Macchine. Le uniche “pretese” dell’Autorità portuale riguardano l’inclusione nell’ambito portuale doi tutta l’isola delle Tresse che ospita i fanghi scavati dai canali e due aree già utilizzate per attività logistiche e deposito container in via Padana Superiore.
Ma, a quanto pare, il sindaco vorrebbe di più, l’intero tratto di via dell’Elettricità e i terreni compresi tra il parco Vega e il canale Brentella, quello che si immette sul Canale Nord dove si è paventata la costruzione di una nuova Marittima.
A questo punto la parola ce l’avrebbe il sindaco Brugnaro, ovvero accettare o meno il possibile compromesso proposto dall’Autorità portuale. Oppure attendere ancora, con l’intento di ottenere tutto quello che voleva fin dall’inizio del confronto. A correre più rischi, nell’attesa che si arrivi all’accordo sulle aree di “interazione porto-città”, è l’Autorità portuale, che non potrà procedere alla predisposizione del nuovo piano regolatore portuale (Prp) - come prevede la legge nazionale di riforma dei Porti - che ridefinisca l’assetto urbanistico nelle aree di ambito portuale, sia a Venezia che a Chioggia, adeguandolo all’oggi e alle prospettive future, visto che per quanto riguarda la destinazione d’uso legata alle attività di trasporto marittimo del centro storico di Venezia, il Piano regolatore portuale ancora in vigore è stato predisposto dal Genio Civile nel lontano 1906, mentre la variante per Porto Marghera è del 1965.
Dal canto suo, l’Autorità portuale ha sempre detto che vuole adeguare il nuovo Piano regolatore portuale alle nuove rotte ed esigenze dei traffici commerciali e passeggeri, e alle attività logistiche e di retroporto. —
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