Il capolavoro di Tintoretto dipinto per San Giorgio ha ora ritrovato la sua luce

LA RISCOPERTA
L’ultimo Tintoretto ritrova la sua luce.
La Deposizione di Cristo nel sepolcro di Jacopo Tintoretto è l’ultimo dipinto documentato ad emergere dal laboratorio dell’artista ed è stato completato solo pochi mesi prima della morte di Jacopo nel 1594. Il capolavoro finale di Tintoretto ritrae drammaticamente la sofferenza e la morte di Cristo ed è stato dipinto per la cappella dei Morti dei monaci benedettini sull’isola di San Giorgio Maggiore dove è tutt’oggi esposta. Questa iconica opera d’arte è attualmente in fase di trattamento per la conservazione grazie al Comitato internazionale americano di salvaguardia per Venezia Save Venice, che ha già finanziato una campagna di restauro di opere tintorettiane in città, in occasione del cinquecentenario della nascita del grande artista rinascimentale, celebratosi lo scorso anno anche con la doppia mostra ospitata a Palazzo Ducale e alle Gallerie dell’Accademia. La conservatrice Claudia Vittori ha lavorato con cura per rimuovere i residui di superficie non originali e vernici ossidati, rivelando dettagli in movimento e colori vibranti. Sono 18 solo negli ultimi due anni le opere tintorettiane restaurate da Save Venice in vista dell’esposizione, con risultati sorprendenti. Completamente “risorta” nei colori e nella luminosità “La crocifissione” di Jacopo Tintoretto alle Gallerie dell’Accademia attraverso il trattamento di conservazione grazie al lavoro esperto del tutore Barbara Ferriani e del suo team. Si è concluso a Palazzo Ducale anche il restauro delle quattro allegorie mitologiche del Tintoretto.
I soggetti raffigurano “Mercurio e le tre Grazie”, “Il matrimonio di Bacco e Arianna”, “Minerva e Marte” e “La fucina di Vulcano”, Tintoretto le dipinse per l’Atrio Quadrato di Palazzo Ducale nel 1578, poi furono spostate nel 1716 nella stanza successiva, la Sala dell’Anticollegio, dove sono in permanenza. Ha ritrovato i suoi colori anche la pala del “San Marziale in gloria”, conservata nell’omonima chiesa, dipinto che è anch’esso nella mostra al Ducale.
Il comitato americano ha contribuito anche alla risistemazione del monumento funebre di Jacopo Tintoretto nella chiesa della Madonna dell’Orto.
Ora è appunto il turno della “Deposizione” tintorettiana a San Giorgio. In un’atmosfera cupa una luce livida colpisce le figure facendo risaltare il corpo martoriato di Cristo stillante sangue di cui è macchiato il lenzuolo bianco usato per il trasporto. Le figure che si accalcano in modo un po’ scomposto nell’atto di calare il corpo nel sepolcro aumentano il tono drammatico della scena.
Di particolare efficacia anche l’invenzione di Tintoretto di contrapporre al corpo esangue di Cristo posto in diagonale, quello svenuto della Vergine in secondo piano orientato in senso opposto. In questo modo l’osservatore coglie in un attimo o con un colpo d’occhio il dolore straziante che lega la Madre al destino del Figlio. Una “lettura” pittorica dell’opera resa ora di nuovo pienamente possibile nei suoi toni autentici dalla pulitura del telero che si sta concludendo. —
E. T.
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