I diamanti e Centromarca «Ereditati dalla S. Stefano»

Il presidente Cenedese: un centinaio di clienti assorbiti dalla Bcc di Martellago «Ora stiamo sanando, siamo contrari a queste forme di investimenti»

martellago. C’è una banca trevigiana legata al territorio che fa i conti con il caso diamanti. Ma lo fa suo malgrado.

Com’è possibile? Si tratta di Centromarca Banca, che ha assorbito per incorporazione, agli inizi del 2017, la Bcc Santo Stefano di Martellago, diventando così la terza Bcc della nostra regione, all’interno del polo che fa capo all’Iccrea di Roma, come la banca di credito cooperativo di Treviso e di Venezia.

Ma nella pancia dell’istituto di credito veneziano c’era la sorpresa, che il presidente Tiziano Cenedese, il consiglio di amministrazione e il direttore Claudio Alessandrini non si attendevano.

I diamanti venduti negli anni passati, prima di fine 2017, a un centinaio di clienti della Bcc di Martellago, per lo più risparmiatori del Veneziano ma anche della zona di confine tra la province di Venezia e Treviso e di tutta la cosiddetta bassa trevigiana.

«Premetto, questa è un’eredità che non avremmo mai voluto trovare», dice il presidente Cenedese, «da parte nostra, come Centromarca Banca, non abbiamo mai proposto ai clienti investimenti in diamanti, e quando ce l’hanno proposta abbiamo detto “no” molto chiaramente, perché contrasta con il nostro codice etico».

Dopo l’acquisizione di banca e clientela, però, Centromarca ha dovuto affrontare la questione. «L’intera nostra struttura, saputo delle somme investite in diamanti da clienti che arrivano dalla banca acquisita, si è attivata subito per sanare la situazione venendo incontro ai clienti. In molti casi c’è stata l’ammissione da parte dei clienti di aver voluto espressamente una forma di investimento redditizio. Ma, ripeto, pur non essendo direttamente responsabili, stiamo via via risolvendo tutte le situazioni, arrivando a transazioni con gli interessati».

Resta da capire se il caso della Bcc veneziana, in passato, sia isolato, nel panorama veneto. Dal mondo del credito, emerge come possano esserci figure dirigenziali che hanno “aperto le porte”, non solo idealmente, alle società che commercializzano diamanti, proponendo poi l’investimento ai clienti. E c’è chi giura che la Bcc di Martellago potrebbe non essere la sola.

Nella sola Marca, comunque, si parla di centinaia e centinaia di truffati, per lo più clienti di Unicredit, Mps, Banco Bpm, Intesa. In questi giorni si stanno recando a frotte negli studi legali per denunciare gli istituti di credito e le società che hanno venduto loro i diamanti, ma anche funzionari e direttori di filiale che avrebbero proposto loro, in termini non chiari ed esaustivi, l’acquisto dei preziosi. E c’è poco tempo per chi è cliente della milanese Idb, fallita meno di due mesi or sono. Domani scade il termine per l’insinuazione allo stato passivo. Ancora. C’è chi, fra i clienti di quest’ultima società, aveva lasciato in custodia i preziosi alla stessa, e dunque deve cautelarsi anche sul possesso materiale delle pietre.

L’inchiesta di Milano, nata dalla puntata di “Report” sulla truffa, ha fatto emergere, nelle intercettazioni di vertici bancari e dirigenti delle società coinvolte, la piena consapevolezza che si vendevano a «100 diamanti che valevano 44». E il resto? Commissioni, spese di custodia, percentuali: per i giudici, l’ingiusto profitto accumulato dagli ideatori delle truffa e dai loro “sponde” bancarie. —

A.P.

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia