I 108 anni di Dall’Acqua il più anziano del Veneto

Giovanni Dall’Acqua ha spento ieri, 108 candeline. Ha festeggiato con i suoi figli l’uomo più anziano del Veneto, e con la signora che lo segue tutti i giorni, Vera. Dal soggiorno della sua...

Giovanni Dall’Acqua ha spento ieri, 108 candeline. Ha festeggiato con i suoi figli l’uomo più anziano del Veneto, e con la signora che lo segue tutti i giorni, Vera. Dal soggiorno della sua abitazione di via Carducci, affacciandosi, vede le auto che corrono di sotto, ma di casa non esce più da un paio d’anni. La sua sala da pranzo è piena di foto che ricordano le tante celebrazioni cui ha preso parte in città, praticamente quasi tutte fin quando ha potuto, ospite d’onore alle parate nei giorni dedicati alla patria e alla Liberazione, essendo il bersagliere più anziano d’Italia. Attorno a sé è circondato da libri, perché – finché la vista non lo ha abbandonato – ha continuato a scrivere tutto quello che ha vissuto trasformandolo in saggi, brevi narrazioni e scritti dedicati all’amicizia piuttosto che all’amore.

Adesso che il fisico saldo come la roccia si è fatto più debole e non può più andare a camminare in giro per la città, Dall’Acqua rivive spesso e volentieri i ricordi del passato: profugo in Piemonte durante la prima guerra mondiale, durante la seconda è stato mandato a combattere in Jugoslavia.

«L’altro giorno – racconta una figlia – era in ansia perché era tornato dal fronte e ad aspettarlo alla stazione non c’erano la moglie e la mamma». Difficile, per chi non ha vissuto momenti tanto duri e drammatici, rendersi conto di come, quando nella mente stati d’animo e sensazioni si affollano senza un ordine preciso, ritornino in superficie con prepotenza i ricordi più vividi, quelli che più ci hanno segnato in vita.

Dall’Acqua racconta con un fil di voce della guerra, spiega di essere stato colpito a una gamba, ha sempre il sorriso sulle labbra tranne quando di tanto in tanto gli occhi si fanno velati di lacrime, perché gli torna in mente qualcosa di triste che solo lui sa e che poi passa subito.

Se gli si porge il suo cappello da bersagliere, lui se lo mette in testa per qualche istante, fiero come sempre. Quando è nato l’Italia era sotto il secondo ministero Giolitti, la Grande Guerra ancora lontana, le calli di Venezia illuminate con le lampade a gas.

«Era un papà austero – racconta il figlio Ermanno – ma buonissimo». Con lui ci sono anche Dino, Lidia ed Ennio, il più anziano, di 84 anni.

«Ci portava in bici, in montagna, a sciare sull’altopiano di Asiago quando ancora non si usava, lui è sempre stato amante dello sport». Tutti i giorni a prendersi cura del signor Dall’Acqua c’è Vera, una donna Moldava che gli vuole un gran bene. Gli prepara da mangiare, perché il bersagliere è una buona forchetta, gli rade la barba, ancora non del tutto bianca, gli legge vecchi articoli di giornale. Quando è ora di andarsene fa un grande sorriso, tende la mano e dice: «Grazie tante della visita».

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