Grandi navi a Venezia, accordo pronto e vertice martedì. Tramonta il progetto di Marghera

Il retroscena. Brugnaro in sintonia con Zaia: «A noi va bene, basta salvaguardare l’industria delle crociere». Compagnie di navigazioni soddisfatte: "Siamo disponibili"
La supernave MSC Divina mentre transita nel bacino san Marco, Venezia, 21 settembre 2013. ANSA/ANDREA MEROLA
La supernave MSC Divina mentre transita nel bacino san Marco, Venezia, 21 settembre 2013. ANSA/ANDREA MEROLA

VENEZIA. L’accordo potrebbe essere siglato a Roma, già martedì. È convocato infatti per quel giorno un vertice al Ministero fra il responsabile delle Infrastrutture Danilo Toninelli e il presidente della Regione Luca Zaia. Si parlerà della strategia per uscire dal “blocco” decisionale sulle grandi navi. Con due mesi e mezzo di ritardo, quello che Toninelli aveva promesso il giorno della sua visita nel Veneto, il 5 novembre scorso.. Come far quadrare il cerchio e mettere d’accordo intenzioni opposte, a cominciare dalle idee degli alleati Lega e Cinque Stelle?

La concessione fatta dal ministro alla sua base e annunciata ieri («Le navi fuori dalla laguna») dovrà essere bilanciata con qualcosa da offrire agli armatori. Ecco allora che dal tavolo è sparita - per ora - l’ipotesi delle nuove banchine a Marghera. Idea dell’Autorità portuale, sostenuta dal Comune e dal sindaco Brugnaro, da Zaia e dal governo di centrosinistra. La “decisione” era stata annunciata il 7 novembre del 2017 dall’allora ministro Graziano Delrio. «Avanti con Marghera, studiamo la praticabilità del Vittorio Emanuele». Navi grandissime nel canale Industriale Nord, sponda Nord. Grandi e medie in Marittima, entrando però dalla bocca di porto di Malamocco. Sembrava fatta. Ma alle navi “dentro la laguna” si sono opposti in tanti. E poi si è scoperto che per lo scavo del Vittorio Emanuele, la via dove fino agli anni Sessanta passavano le petroliere dirette a Marghera - ci vuole la Valutazione di impatto ambientale.

Adesso il Vittorio Emanuele torna in primo piano. Lo scavo dei suoi fondali, insieme a quello del nuovo “bacino di evoluzione”, sempre in Prima zona industriale, consentirebbe di attuare intanto una soluzione rapida e “transitoria”. Via le navi da San Marco, in attesa del progetto di lungo termine al Lido o a Chioggia.

Ennesimo cambio di rotta nei propositi espressi in questi anni su quale sia davvero l’alternativa migliore all’entrata delle navi dalla bocca di Lido e al loro passaggio in canale della Giudecca e davanti a San Marco. «A noi questa ipotesi va bene, importante è mantenere il ruolo della Marittima e non perdere la crocieristica, che significa posti di lavoro», si è limitato a commentare ieri il sindaco Luigi Brugnaro. Sottolineando la “perfetta sintonia” in essere con il governatore del Veneto Luca Zaia.

Tra gli aspetti positivi della proposta - peraltro non ancora esplicitata - ci sarebbero i lavori di scavo e di realizzazione della centrale elettrica per alimentare le navi da terra (cold ironing). Quasi 60 milioni di euro che le compagnie crocieristiche sono disposte ad assumersi. «Soddisfazione», è stata espressa ieri dalla Clia, l’associazione internazionale dell’industria crocieristica. Che ha ribadito la disponibilità a trovare soluzioni alternative al canale della Giudecca. Con la prospettiva che fra due-tre anni si possa vedere realizzata una struttura per accogliere le navi da crociera, sempre più grandi e inadatte a solcare i canali lagunari, mantenendo le navi medio-piccole in Marittima. Compromesso che potrebbe soddisfare Lega e Cinque Stelle. —

Alberto Vitucci

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