Gli “amici” del boss Galatolo verso il processo a Palermo



C’è chi avrebbe partecipato a riunioni della famiglia mafiosa di Resuttana a Palermo in nome e per conto del boss Vito Galatolo che si trovava a Mestre, in sorveglianza speciale dopo la scarcerazione nel 2012 e arrestato a giugno 2014, chi invece al boss avrebbe fatto arrivare soldi. La Direzione distrettuale antimafia di Palermo ha chiuso le indagini per l’operazione “Delirio” sulla nuova mafia. Tra i 60 indagati anche gli “amici” mestrini e palermitani di Galatolo, che nel periodo mestrino aveva lavorato per il signore dei trasporti turistici al Tronchetto, il “Cocco cinese” Otello Novello, e oggi è diventato collaboratore di giustizia. Le accuse più pesanti sono formulate dai magistrati siciliani a carico di Maurizio Caponetto, 44 anni, considerato il braccio destro di Galatolo, difeso dagli avvocati Mauro Serpico e Domenico La Blasca: associazione mafiosa aggravata tra l’altro dal fatto che l’associazione fosse armata. Secondo l’accusa, Caponetto avrebbe fatto parte di Cosa Nostra, partecipando a numerosi incontri con esponenti, anche apicali, dei vari mandamenti. Tra questi, anche Vito Galatolo, in nome e per conto del quale in altre occasioni Caponetto avrebbe «fatto da emissario», per dirla con le parole del capo d’imputazione, «per la trasmissione di comunicazioni e l’organizzazione degli affari illeciti del sodalizio». Il 44enne si sarebbe relazionato con altri componenti di Cosa Nostra «ben conoscendo le istruzioni che Vito Galatolo intendeva impartire e riportandole a loro, edotto dai medesimi sodali delle dinamiche criminali e degli interessi economici della famiglia mafiosa, in ordine ai quali interloquiva pure in prima persona». Per sostenere economicamente il boss a Mestre, Caponetto si sarebbe speso in prima persona, facendo anche due viaggi da Palermo a Mestre, tra marzo e aprile 2014, con carichi di contanti per il boss. La posizione di Caponetto è stata aggravata in fase d’indagine: era stato arrestato a luglio scorso con l’accusa di favoreggiamento.

Contestata l’associazione mafiosa anche a Raffaele Favaloro, 53 anni, ed a Giuseppe Corona, 51 anni, considerato il “re del riciclaggio” di Cosa Nostra, entrambi accusati di aver organizzato e partecipato a vari incontri con gli esponenti delle famiglie mafiose, tra cui Galatolo. Accusati di favoreggiamento con l’aggravante del metodo mafioso Pasquale Fantaci (45 anni), già indagato nell’inchiesta sul “Cocco Cinese”, Antonino Salerno (33), Giuseppe Abbagnato, (56), Rosolino Salvatore Albanese (49), Salvatore Giglio (60) che presentò Galatolo a Novello, Francesco Lo Re (60), Giuseppe Pecoraro (45), tutti accusati di aver caricato su carte Postepay soldi poi prelevati e destinati a Galatolo. Caponetto e Salerno sono stati condannati tra l’altro per la rapina alla concessionaria Tupperware di Ponzano e l’assalto tentato alla sala scommesse Aladin Bet 2, messi a segno su indicazione di Galatolo per finanziare le sue scommesse.

Gli indagati hanno ora 20 giorni per farsi interrogare dal pm, presentare memorie o investigazioni difensive, dopodiché il magistrato dovrebbe firmare la richiesta di rinvio a giudizio. —



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