Forte San Felice non sia oscurato dal Mose
CHIOGGIA. Forte San Felice beneficerà, per il suo restauro, dei fondi per le opere compensative del Mose, ma allo stesso tempo non vuole finire soffocato dalla gigantesca opera di ingegneristica che dovrebbe salvare Venezia e la sua laguna dall’acqua alta. Uno dei punti focali, toccati giovedì nel corso di una commissione consiliare, era proprio la centralità del forte all’interno delle bocche di porto di Chioggia.
Il rischio, come hanno sottolineato l’urbanista Giacomino ed il professor Boato, ex Salvaguardia, è che tutta la struttura e gli edifici del Mose finiscano per oscurare la visuale che si ha dal forte che, a quel punto, vedrebbe cadere quei principi di sorveglianza storica del porto per il quale era stato creato dalla repubblica veneziana. Fa soprattutto molto discutere la grande torre di controllo in acciaio e cristallo che, una volta terminata, dominerà l’imboccatura del porto e che sarà visibile anche di notte in quanto illuminata, diventando così il fulcro di attenzione della zona e facendo così passare in secondo piano la bellezza storica del forte. Molti si chiedono se la torre, progettata dallo IUAV di Venezia, fosse necessaria così alta e se si può ancora modificare e sarà probabilmente questo uno degli argomenti che verranno presentati e discusso all’Arsenale in 30 maggio prossimo. Nel frattempo Andrea Grigoletto, dell’Istituto Italiano dei Castelli, ha provato ad immaginare quali potrebbero essere i benefici turistici dei forti restaurati. «L’area meridionale della laguna», ha spiegato Grigoletto, «potrebbe diventare un gioiello turistico e penso per esempio ad un tour dei forti della laguna sud: il Forte San Felice, Forte Barbarigo a Ca’Roman e l’Ottagono, che ne farebbero un polo storico di grande attrazione turistica». (d.z.)
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