Flavia Tessuti chiude il negozio dopo 45 anni

PORTOGRUARO
Ha segnato un’epoca, di commercio a Portogruaro e nel mandamento, firmando anche pagine memorabili di lotte e conquiste femminili. Ora ha deciso, dopo 45 anni, di interrompere la sua carriera di negoziante. Flavia Selva ha gestito, in sedi diverse, il negozio Flavia Tessuti, che per alcuni sono il suo vero nome e cognome (tutti la conoscono così). L’amore per il commercio arrivava da lontano. Ha inseguito un sogno, l’ha afferrato e lo ha realizzato.
«La mia passione per i tessuti è nata da bambina» racconta «Sono cresciuta a Teglio. Dopo le scuole e la dottrina mia mamma mi portava a vedere le sarte. In paese ce n’erano tantissime, ma non mi piaceva cucire. Rimanevo estasiata dai tessuti».
Eppure la sua prima professione non era quella di negoziante. «Lavoravo alla Zignago, ero diventata mamma, avevo già tre figlie. La vita era già pianificata. Eppure, un giorno ebbi una folgorazione. Mi incamminai sotto i portici di via Garibaldi, e dopo il panificio Florean c’era un vecchio negozio di bottoni. Mi chiesero, i vecchi proprietari, se fossi interessata ad acquisire il negozio. Così tornai a casa e ne parlai con mio marito».
Era il 1975, epoca in cui per molte donne non era facile trovare o mantenere un lavoro, figurarsi avviare una propria attività. «Lui si mise a ridere, però dopo mi sostenne. Ho acquisito la licenza a Pordenone e quindi ebbi il mio primo negozio e chiaramente lo trasformai, vendendo tessuti. Viaggiavo in macchina. Ho sempre acquistato tessuti italiani. Salivo sulla mia auto alle 4 della mattina e arrivavo a Prato, dove mi rifornivo. Rientravo la sera. All’inizio è stata dura, poi mi sono affermata». Il ricordo più brutto è stato «il giorno mi rubarono le borse coi soldi. All’interno c’erano 10 milioni. Ripartii daccapo, come ho sempre fatto». Quello più bello? «Credo di avere tracciato una strada, oltre che per me stessa, anche per le altre donne di Portogruaro. Anche mettersi in proprio, attraverso un negozio, è stata una grande conquista, direi, per perfezionare l’emancipazione femminile nelle nostre zone». —
R. P.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia