Filmano il pestaggio e lo mettono online
Filmano il pestaggio di un ragazzino più debole e indifeso di loro, lo mettono su internet e poi i compagni commentano, facendo chiaramente capire che a valere di più è chi ha commesso il fatto. E i genitori? Le famiglie coprono i figli, negando l’accaduto.
L’episodio è avvenuto l’anno passato, in una scuola della città, ed è uno dei tanti avvenimenti preoccupanti legati al bullismo, emersi ieri durante la presentazione del progetto “A lezione di legalità” realizzato dagli Itinerari educativi del Comune per far fronte a questo nuovo fenomeno, che ha già coinvolto 17 classi di 6 plessi scolastici (Trentin, Spallanzani, Cervi, Manuzio, Bellini, Calamandrei), per un totale di 400 studenti. Secondo alcuni dei dati rilevati dall'indagine “Abitudini e stili di vita degli adolescenti italiani”, condotta nell'anno scolastico 2011/2012 dalla Società italiana di Pediatria e che rispecchiano anche la situazione degli adolescenti veneziani, oltre il 60% dei ragazzi trascorre tra le dieci e le undici ore davanti alla televisione e o su internet. I social network e gli smartphone sono un fenomeno di massa, tanto che otto tredicenni su dieci, in Italia, hanno un profilo facebook. L'assessore comunale alle Politiche educative, Andrea Ferrazzi, il commissario capo della Polizia postale, Michela Sambuchi, l'ispettore capo, Massimo Marangon, l'avvocato Tommaso Bortoluzzi, i dirigenti scolastici degli istituti “Trentin”, Luca Antonelli, “Calamandrei”, Daniela Lazzaro, “Manuzio”, Roberta Gasparini hanno fornito una fotografia della realtà veneziana, nella quale hanno registrato un aumento dei casi di bullismo, associato all'utilizzo di internet: «Ci troviamo davanti al sovrapporsi di due fenomeni» ha osservato l'assessore Ferrazzi «che si può definire “cyberbullismo”, ovvero l'utilizzo della rete e degli smartphone per filmare e mostrare atti di bullismo o per compierli dietro anonimato. Sono atti gravissimi che, come assessorato, vogliamo prevenire grazie a questo importante percorso». Per rendere consapevoli i ragazzi della gravità dei fatti di bullismo, vengono condotti nelle scuole incontri con un avvocato penalista e con la Polizia postale, sui temi, ad esempio, dell'importanza del rispetto delle regole, della trasgressione come condizione fisiologica dell'adolescenza, dei pericoli legati alla navigazione in internet. Un grido d’allarme è stato lanciato dai dirigenti scolastici, i quali hanno denunciato la scarsa collaborazione da parte dei genitori, spesso pronti a “coprire” i propri figli, e la difficoltà, da parte della scuola, di intervenire con sanzioni disciplinari, ma anche di convincere i genitori a rispettare il divieto di far utilizzare smatphone ai figli, almeno a scuola. «I ragazzi devono capire che dietro a certi atti ci sono dei reati» ha spiegato l'avvocato Bortoluzzi «e che a 14 anni sono perseguibili. Senza contare che questi comportamenti hanno conseguenze che rimangono nel tempo, sia dal punto di vista psicologico, per chi li fa e per chi li subisce, sia perché 'rimangono' nella rete».
Marta Artico
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