Rivuole la sua auto e aggredisce i carabinieri: colpita due volte con il taser e arrestata
Movimentato pomeriggio a Fiesso d’Artico: la donna, alterata dall’alcol, ha mandato in frantumi il parabrezza della macchina dell’Arma

I carabinieri l’hanno colpita non una, ma ben due volte con i dardi elettrici del loro “taser”, per riuscire a fermarla ed ammanettarla.
Il parapiglia che è accaduto venerdì pomeriggio, subito dopo l’ora di pranzo, nel parcheggio di un’officina di Fiesso d’Artico ha quasi dell’inverosimile, nella dinamica di quanto accaduto. A provocarlo - secondo quanto ricostruito dai carabinieri e dal pubblico ministero Francesco Piccione - è stato una minuta signora di nazionalità rumena, ma residente in città, 47 anni, che si è resa protagonista di un’infilata di reati, probabilmente sotto lo sprone dell’alcol e dal caldo.
La donna si è presentata nell’officina pretendendo che le venisse restituita l’automobile che le era stata - a suo dire - sequestrata ed era tenuta in custodia nel parcheggio dell’attività. Già visibilmente alterata, ha spinto i titolari a chiedere l’intervento dei carabinieri: ma alla vista della pattuglia, la donna non si è minimamente ricomposta, ma è stato un crescendo.
Dalle minacce - «Adesso vi ammazzo, faccio intervenire i miei amici albanesi, vi brucio la casa», secondo quanto riportato nel capo d’imputazione - è passata alle vie di fatto. Prima si è avventata con calci e pugni contro uno dei due militari intervenuti «cercando di impossessarsi di una pistola d’ordinanza», si legge ancora nell’atto di accusa.
Poi ha afferrato una spranga trovata lì appresso, e si è scagliata contro l’automobile di servizio della pattuglia, riuscendo con un colpo a infrangere il parabrezza.
È a questo punto, che i carabinieri hanno messo mano alla “pistola elettrica”, gia usata in casi rasi e mai (sinora, nella nostra provincia) per fermare una donna: il primo colpo, pur avendola raggiunta con la sua scarica, non l’ha fatta arretrare.
Così i militari hanno sparato un secondo dardo elettrico, che a quel punto l’ha stesa a terra: dopo avere tolto i dardi, la signora è stata ammanettata e portata in custodia cautelare, mentre uno dei due carabinieri è ricorso alle cure del pronto soccorso, per le contusioni riportate, ricevendo dai medici una prognosi di 7 giorni di malattia.
Il pubblico ministero di turno Piccione ha disposto per lei il processo per direttissima, con le accuse di resistenza e lesioni aggravate a pubblico ufficiale e danneggiamento.
L’avvocata Maris Tasso, difensore d’ufficio, ha concordato con la pubblico ministero in aula un patteggiamento pari a un anno di reclusione.
La giudice Catarossi - dopo una lunga camera di consiglio - ha convalidato l’arresto e anche l’accordo tra le parti, concedendo la sospensione della pena, dal momento che l’imputata era sinora incensurata.
Ha anche disposto che la signora - che ieri ha seguito il processo del tutto calma e lucida - tornasse subito libera. E così è stato: dopo gli adempimenti burocratici, la donna ha fatto ritorno a casa.
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