Fiamme al Paradise Beach distrutte diciotto capanne «Area senza sorveglianza»

Fra le ipotesi prese in esame, che qualcuno abbia acceso il fuoco per riscaldarsi  Roberto Ceolin, socio dello stabilimento balneare: «60 mila euro di danni» 



Incendio nel cuore della notte a San Nicolò del Lido.

Una ventina di capanne della spiaggia del Paradise Beach ha preso fuoco. Sul posto sono arrivati i pompieri che hanno lavorato fino all’alba per domare le fiamme. La Polizia di Stato sta indagando invece sulla dinamica dell’incidente per capire se si tratta di un atto voluto o accidentale.

Oggi è in programma la prova di ricerca dei cosiddetti acceleranti, ovvero delle sostanze che possono aver provocato l’incendio. Le fiamme potrebbero essere divampate da un fuoco acceso da qualcuno che voleva riscaldarsi. Di recente, nel vicino Ospedale al Mare, i carabinieri hanno smantellato un bivacco dove vivevano alcuni senza dimora.

L’ammontare del danno è di circa 60 mila euro. Soldi che i fratelli Roberto ed Ennio Ceolin, soci del Paradise Beach in via Klinger, dovranno mettere di tasca propria. «Le capanne non erano assicurate, quindi dovremo ricomprarle a spese nostre» spiega Roberto Ceolin, 57 anni e da 20 proprietario del limitrofo locale con spiaggia Pachuka «Per fortuna le fiamme non sono arrivate nel locale perché sarebbe stato davvero un disastro».

Ieri mattina Ceolin è stato dalla polizia al Lido, mentre la scientifica era sul posto per raccogliere eventuali indizi. «Non ho nemici, né ho mai ricevuto minacce» ha raccontato Ceolin «Sono qui da tempo e con mio fratello gestiamo le attività senza avere conflitti con nessuno».

Gli stabilimenti balneari Paradise Beach e Pachuka durante l’estate sono tra i più affollati del Lido, frequentate anche da tantissimi residenti. Occupano una superficie di cinquemila metri quadrati e sono recintate, anche se non è difficile entrarci scavalcando la rete o dall’acqua.

In questo periodo in più quell’area è particolarmente abbandonata. Gli stabilimenti presenti sono chiusi e funziona solo un ristorante nel vicino piazzale Ravà, aperto a pranzo per i lavoratori. Attorno, un boschetto di pini marittimi e l’aeroporto Nicelli. Insomma, a dicembre qui non c’è proprio nessuno e nessuno che vigila.

È l’alba di giovedì mattina. Verso le 4 una chiamata di un cittadino avverte i pompieri che un incendio sta divampando a San Nicolò. Le fiamme sono alte e ingoiano capanna dopo capanna. Arriva la squadra dei vigili del fuoco del Lido con l’autopompa.

Il fuoco si diffonde, ma l’intervento dei pompieri riesce a evitare il peggio, ovvero che le fiamme raggiungano il ristorante del Paradise Beach. Vengono avvertiti i proprietari, residenti al Lido, e arriva sul posto la polizia di Stato. Alle 6 le fiamme sono domate e torna il silenzio in via Klinger. Delle capanne rimane soltanto lo scheletro annerito, alcune sono state carbonizzate. Inutilizzabili quelle dalla 19 alla 36, le altre andranno verificate per capire se possono essere ancora aperte al pubblico. «Le ricompreremo» dicono i Ceolin «Ci teniamo tanto ai nostri clienti. Il danno è grande, in venti anni non ci era mai capitato. A questo punto dovremmo mettere le telecamere e recintare meglio tutta l’area. Purtroppo però non è un intervento facile data la vastità dello spazio».

L’ipotesi è che si tratti di qualcuno che, cercando riparo nella notte, si sia rifugiato in un cabina e abbia acceso un fuoco. L’episodio comunque fa luce su un Lido abbandonato e, durante l’inverno, in evidente stato di degrado. —



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