Venezi e l’ipotesi Fenice, il Pd: «È il metodo di FdI per occupare le poltrone»

L’ipotesi di affidare un ruolo di primo piano alla direttrice schierata con la destra ha acceso il dibattito. Il senatore Speranzon: «Guardiamo solo alle competenze»

Camilla Gargioni
Beatrice Venezi, lo scorso marzo ospite del Conservatorio, con Raffaele Speranzon e Pietrangelo Buttafuoco
Beatrice Venezi, lo scorso marzo ospite del Conservatorio, con Raffaele Speranzon e Pietrangelo Buttafuoco

Bastano le prime indiscrezioni sulla possibilità che la direttrice d’orchestra Beatrice Venezi possa approdare alla Fenice che il dibattito dal tavolo artistico passa a quello politico. Non c’è nulla di ufficiale, lo stesso ruolo che potrebbe ricoprire è incerto: c’è chi parla di direttore d’orchestra stabile, chi immagina un incarico più vicino alla direzione artistica, chi ancora dice di più semplice consulenza.

La direttrice d’orchestra Venezi alla direzione della Fenice: ipotesi al vaglio
La direttrice d'orchestra Beatrice Venezi

Ma nel giro di voci, la politica già si schiera. «Le indiscrezioni sull’eventuale arrivo di Beatrice Venezi alla Fenice non possono essere ridotte a una semplice questione artistica: siamo di fronte al metodo ormai tipico di Fratelli d’Italia al governo, quello dell’occupazione delle poltrone nelle istituzioni culturali», dichiara il capogruppo del Pd in Consiglio Comunale Giuseppe Saccà.

Guardando alla sola Venezia, a livello politico, le maggiori fondazioni culturali sono guidate da figure vicine a Fratelli d’Italia: dal sovrintendente della Fenice, Nicola Colabianchi, al presidente della Biennale Pietrangelo Buttafuoco. Tant’è che di Beatrice Venezi se ne era parlato già alla nomina del presidente della Biennale, immaginandola legata al settore Musica dell’istituzione veneziana. Poi, prima ancora che fosse confermata la nomina di Colabianchi, già la si immaginava sul podio del teatro di San Fantin. Poi, le visite frequenti in città (dal Conservatorio alla Mostra del Cinema) hanno alzato la soglia d’attenzione.

«La Fenice è un teatro di rilevanza internazionale e merita scelte trasparenti, fondate su competenze e professionalità», sottolinea Saccà, «non decisioni calate dall’alto per ragioni di vicinanza politica». E aggiunge: «Il nostro principale teatro deve restare all’altezza della sua storia e della sua missione culturale: qui devono contare soltanto i talenti e le capacità, non le aderenze partitiche».

È proprio sul tasto delle competenze e delle capacità che preme il senatore veneziano di Fratelli d’Italia Raffaele Speranzon. «Non mi occupo delle scelte artistiche della Fenice», sottolinea, «Sono comunque certo che presidente e sovrintendente sapranno fare le scelte migliori, senza pregiudizi, e guardando curriculum e professionalità di chi dovrà svolgere funzioni importanti».

Dal lato dei rappresentanti dei lavoratori, non si vogliono anticipare reazioni a qualcosa che ancora ha la forma di una voce. L’attesa è per l’incontro del prossimo 17 settembre, tavolo già in programma per discutere di organizzazione del lavoro, in cui si proverà a render ragione di queste voci. «Sono anche io al corrente delle voci che circolano», ha detto alla Nuova il sovrintendente Nicola Colabianchi, «ma sono prive di fondamento, non c’è nulla di deciso. Stiamo facendo delle valutazioni, ci confronteremo con l’orchestra come è giusto che sia. L’incarico a Venezi come direttore è una possibilità come ce ne sono tante altre».

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