Lunedì 15 settembre si torna con le reti in mare, l’attesa dei pescatori per le seppie
Finite le sei settimane di fermo biologico. Spinadin (Coop San Marco): «Tornano sogliole, triglie e moscardini nostrani». Le imbarcazioni potranno uscire al largo per 72 ore settimanali anziché 60. «Ma serve equilibrio»

Dopo sei settimane di fermo biologico, da lunedì 15 settembre i pescherecci chioggiotti e di tutto il centro-nord Italia torneranno in mare a gettare le reti. Andranno in mare con tutto il carico di pensieri e di problematiche che attanagliano un settore che è sempre più in crisi per mille motivi e che sta cercando da tempo quella svolta che, per il momento non arriva. Così, a mezzanotte, stasera, in un valzer di colori spettacolari e sfavillanti le luci dei pescherecci torneranno ad illuminare prima la laguna per poi uscire, attraverso le bocche di porto, in mare aperto.
Marco Spinadin, della Cooperativa San Marco, prova a tracciare un quadro della situazione, tra speranze e preoccupazione.
Domani si torna a pescare dopo sei settimane di stop: com’è la situazione del comparto ittico?
«Andiamo in mare nella speranza di trovare quello che abbiamo lasciato a fine luglio, quindi sogliole, moscardini, triglie, ma anche più seppie, in grande affanno nell’ultimo periodo prima del fermo».
C’è un primo bilancio della prima parte dell’anno?
«Non siamo in presenza di numeri ufficiali, tuttavia posso dire che negli ultimi sette mesi c’è stata una forte riduzione di pescato, inteso come quantità di risorsa ittica, che però è stata compensata dal fatto che i prezzi del pesce sono stati piuttosto sostenuti, il che ha contribuito ad avere un rapporto comunque positivo: meno pesce ma stessi guadagni».
Come sempre ci si attende grande quantità di pescato al rientro in mare.
«Sì, perché l’autunno coincide con la “fraìma” , ovvero il passaggio del pesce dai bacini lagunari al mare. Tuttavia bisogna fare un tipo di pesca intelligente, nel senso che lo sforzo di pesca deve essere razionalizzato, senza razziare tutto quanto si può pescare nelle 72 ore settimanali in cui i pescherecci possono rimanere in mare. È vero che ci sono 12 ore di uscita in più rispetto a qualche stagione fa, ma questo non deve portare a una pesca massiva senza criterio, perché significherebbe far crollare il prezzo al mercato, a fronte di costi sempre più importanti, quindi andiamo a pescare ma occhio alle quantità di pesce che si portano a terra. Comunque i grandi pescherecci potranno pescare oltre le sei miglia, mentre le imbarcazioni più piccoli potranno calare le proprie reti oltre le quattro miglia, per permettere così al pesce più piccolo, che sta sotto costa, di maturare».
Più di qualche peschereccio si è trovato in difficoltà con l’equipaggio, tanto da rischiare di rimanere agli ormeggi.
«Quello degli imbarcati è un grande problema, che ci dovrà fare riflettere soprattutto sul futuro di questo mestiere e sarà un tema che andrà trattato nei prossimi mesi, per capire se questo lavoro avrà o meno un futuro. Per quanto riguarda le cooperative che gestisco io nessuna barca rimarrà a riva, perché all’ultimo istante qualcuno è riuscito a fare il minimo di tabella, ovvero il numero minimo richiesto di imbarcati per poter prendere la via del mare. Anche nelle altre cooperative ci sono stati problemi molto simili».
Sul cosiddetto taglio delle barche ci sono novità?
«Al momento no, ma ogni settimana potrebbe essere quella buona. C’è molta attesa, ma le graduatorie sono in ritardo di almeno sette mesi. Ci sono molte aspettative, ma se si pensa che il comparto interessato va da Trieste a Termoli, è logico prevedere che non saranno molti i pescherecci chioggiotti che entreranno in graduatoria».
Insomma, questa settimana tornerà il pesce fresco sui banchi della pescheria?
«Assolutamente sì, a cominciare da martedì, dopo il rientro dei primi pescherecci».
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia