Faida e dispetti tra vicini la lite finisce in tribunale
CAVARZERE. Uscire di casa con l’ombrello, anche se non piove, perché quello al piano di sopra ti sputa sulla testa. Essere svegliati in piena notte perché la vicina gioca con una palla che rimbalza...

CAVARZERE. Uscire di casa con l’ombrello, anche se non piove, perché quello al piano di sopra ti sputa sulla testa. Essere svegliati in piena notte perché la vicina gioca con una palla che rimbalza contro la parete. Trovarsi i vasi di fiori rotti, le piante dell’orto tagliate o bruciate o l’auto del vicino messa a bell’apposta in modo da ostruirti l’accesso al garage.
Sono questi i “piccoli” fastidi denunciati da un paio di famiglie che vivono in un condominio Ater. Solo che per quanto “piccoli”, quando i disturbi durano da sei anni, diventano “grandi” e le liti verbali possono degenerare in affondi con le forbici (a vuoto, ma solo per fortuna) diventano querele e processi, come quello che si svolgerà il 18 ottobre prossimo. È una situazione da guerriglia condominiale quella degli alloggi Ater di Villaggio Busonera. Diciotto appartamenti, tre dei quali vuoti, forse perché nessuno ci vuole andare, conoscendo la situazione, e almeno cinque assegnatari che fanno o subiscono dispetti continui.
Ad essere presi di mira sono, in particolare, due nuclei familiari. Uno composto solo da un pensionato cardiopatico e l’altro da marito e moglie, di cui lei con una malattia progressiva. I loro “persecutori”, però, hanno, a loro volta, situazioni personali e familiari “pesanti”, che non aiutano le relazioni interpersonali. «Abbiamo cercato di fare di tutto per evitare conflitti e litigi», riferiscono i due coniugi, «ma era impossibile prevedere, ad esempio, che mettere una rete ombreggiata per proteggere le piante dell’orto fosse un problema di vicinato».
La moglie, poi, si è ridotta a dormire sul divano, perché le stanze da letto confinanti, con presunti russamenti da parte sua, o i già citati colpi di palla dall’altra parte, sono causa di contrasti reciproci. «Quando ho capito che aria tirava», dice il pensionato, «ho iniziato a registrare, con il cellulare, tutte le provocazioni, gli insulti, le urla. Ho anche delle registrazioni video. E ho fornito tutto ai carabinieri in allegato alle denunce che ho presentato». In questo quadro, infatti, quello che sembra mancare del tutto è l’intervento istituzionale, dai servizi sociali, all’Ater.
«Abbiamo fatto presente la situazione più volte» dicono i coniugi «con lettere, colloqui con i funzionari del Comune e personalmente anche con il sindaco, prendendo appuntamenti con tempi lunghissimi. Ci hanno ascoltato, certo. Ma hanno fatto capire di non potere (o non volere) fare nulla. Ci sono rimasti solo i carabinieri che ci hanno aiutato moltissimo, anche moralmente. Ora la prima delle nostre denunce, contro la nostra vicina, per ingiurie, molestie e atti persecutori arriverà in aula il 18 ottobre».
Diego Degan
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia
Leggi anche
Video