Ecco come salvare Venezia in 14 punti

Nove esperti internazionali invitano a puntare su arte, design, restauro, artigianato, nautica e gastronomia
Di Enrico Tantucci

Venezia ha un grande futuro davanti a sé, purché si decida ad affrontare seriamente, da quelli dell’abnorme crescita di un turismo senza controllo e senza regole, a quelli dello spopolamento e di un nuovo modello di città. Ne sono convinti nove fra i più grandi esperti internazionali di discipline come economia, ecologia, scienze politiche, turismo e pianificazione urbana - dal sociologo statunitense Mark Sennett, al climatologo olandese Pier Vellinga, all’urbanista spagnolo Joan Busquets - che hanno raccolto le loro “ricette” per la città ne. “Manifesto per il futuro di Venezia”, un documento programmatico rivolto ai cittadini e agli amministratori veneziani, che individua in 14 punti le proposte per invertire la tendenza e salvare la città dal degrado.

Si pensa, tra l’altro, a un’Autorità nazionale di governo dei flussi turistici nella città d’arte come Venezia, ma anche a una politica di realizzazione di alloggi a basso costo per favorire la residenza, a una nova politica per i giovani. All’istituzione della Grande Città di Venezia, un ente che prenda il posto della Città Metropolitana, per poteri ben maggiori, per orientare davvero le linee di sviluppo della città. I promotori si sono confrontati nel corso del convegno “Sostenibilità dei beni comuni con un valore globale: il caso di Venezia e la sua laguna”, che si è tenuto il 4 e 5 novembre alla Fondazione Giorgio Cini in occasione dei 50 anni dall’alluvione del 1966 per analizzare i problemi di Venezia e trovare soluzioni concrete e realizzabili.

Il manifesto è il risultato di quel dibattito e individua in primis i problemi che Venezia deve affrontare (il calo inesorabile del numero dei residenti, l’aumento incontrollato del flusso turistico, la minaccia del transito delle grandi navi da crociera in bacino, la trasformazione della morfologia della laguna) associati, secondo gli esperti internazionali, alla mancanza di un sistema di governance adeguato.

Il documento però ha il suo cuore in una serie di proposte che si sostengono su due assi principali: da una parte l’attuazione di una strategia a lungo termine che consenta allo stesso tempo tutela e sviluppo, dall’altra la possibilità di ispirarsi ad altre città come Amsterdam, Bruges e Barcellona che stanno affrontando problematiche simili, pur nella valorizzazione delle unicità di Venezia dal punto di vista culturale, naturale e storico.

Le raccomandazioni avanzate dagli esperti internazionali si sviluppano in 14 punti e sottolineano l’esigenza del completamento dei lavori del Mose. L’elaborazione di un piano strategico che interessi anche l’ambiente naturale. Un diverso approccio alla città intesa come bene pubblico, che porti a nuove soluzioni per mobilitare il sostegno internazionale. Il superamento della vecchia dicotomia tra città storica e terraferma. L’applicazione di una diversa politica di contribuzione da parte dei turisti ai costi di gestione e tutela della città e del suo ecosistema. La necessità, appunto di investimenti sulle nuove generazioni, anche con la realizzazione di nuovi campus universitari in città. Anche sul piano produttivo, il manifesto individua i settori su cui Venezia dovrebbe puntare, al di là del turismo, per il suo sviluppo: arte, design, restauro, artigianato, nautica e gastronomia.

Il Manifesto è stato sottoscritto da Bonnie Burnham, Presidente Emerita, World Monuments Fund; Joan Busquets, Urban Planner, Harvard University; Charles Landry, Urbanologist and Writer; Simon Levin, Ecologist, Princeton University; Yves Mény, President, Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna, Pisa; Charles Perrings, Environmental Economist, Arizona State University Greg W. Richards, professor of Leisure Studies, Tilburg University, Richard Sennett, sociologist, London School of Economics; Pier Vellinga, Climate Impact Scientist, Wageningen University.

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