Due anni e tre mesi a Cavaliere
L'esponente della Lega condannato per bancarotta fraudolenta

Enrico Cavaliere ex presidente del Consiglio regionale condannato per bancarotta fraudolenta
Sono trascorsi sei anni per mettere la parola fine all'inchiesta sulla disastrosa operazione immobiliare in terra croata targata Lega Nord conclusasi con il fallimento della società Ceit, la perdita di fiumi di danaro da parte dei soci-sottoscrittori e un villaggio-vacanze (il residence Skipper affacciato sul golfo di Pirano) ingoiato da Hypo Alpe Adria Bank. Il risultato? Una condanna (in primo grado) a due anni e 3 mesi di carcere per bancarotta fraudolenta e documentale a carico dell'ex presidente del Consiglio regionale del Veneto, l'architetto veneziano Enrico Cavaliere, leghista della prima ora e unico imputato al processo per quel crac societario. Una condanna, comunque, azzerata dal condono in seguito all'indulto votato dal Parlamento italiano il 31 luglio 2006 e valido per tutti i reati commessi fino al 2 maggio dello stesso anno, purché non punibili con una pena detentiva superiore ai 3 anni. Insomma per i giudici la bancarotta c'è stata. E in una precedente udienza il pubblico ministero Paolo Luca l'aveva pure quantificata in un miliardo e 875 mila lire. Però, di fatto, la pena è cancellata. Eppure decine e decine di investitori avevano speso 40 milioni di lire ciascuno per finanziare il progetto che avrebbe dovuto portare danaro nelle casse del Carroccio, rinsecchite dai costi crescenti di Radio Padania e del quotidiano leghista. Niente da fare. Quell'affare si è trasformato in un colossale buco con uno strascico di guai giudiziari che, alla fine, si sono tradotti in un risultato «di carta». Un epilogo ben diverso da quanto forse si aspettavano i 13 soci padovani che, nel 2004, avevano presentato un esposto alla magistratura arrabbiati per aver versato 40 milioni a testa con la speranza di comprarsi una fetta di paradiso nell'Alto Adriatico e rimasti con un pugno di mosche in mano. Il pubblico ministero Paolo Luca aveva chiesto la condanna a tre anni di carcere per Cavaliere, consigliere di amministrazione in Ceit, la società fallita l'1 aprile 2004 che aveva gestito il progetto. In aula il pm aveva spiegato: «L'operazione in Croazia era una modalità mascherata per finanziare il partito... In quel periodo la Lega era in difficoltà a causa delle perdite della sua emittente e del suo quotidiano... Quest'iniziativa avrebbe consentito di disporre di liquidità e di realizzare un gran guadagno». Il piano prevedeva la realizzazione di 2.300 appartamenti, 200 posti barca, 4.800 metri quadrati di superfici commerciali per un ammontare di 220 miliardi di lire di costi e di 129 miliardi di lire di utili. Nel '98 Ceit compra i terreni dalla famiglia Oblak, intestandoli alla società Kemco. Ma fa male i conti e tutto frana quando Hypo Alpe Adria Bank impone l'immediato rientro di un prestito. E chi aveva comprato le quote Ceit o era stato «costretto» ad acquistarle - fra loro tanti parlamentari leghisti, tra cui «il grande accusatore», l'ex deputato veronese Luca Bagliani - si era ritrovato senza niente e senza soldi. In capo a ogni socio, infatti, erano stati contabilizzati 100 mila lire, mentre 19.900.000 era stati registrati come finanziamento e del resto si è persa traccia (per l'accusa erano stati accantonati come fondi neri per pagare tangenti). La difesa (Mauro Pizzigati) aveva rilevato che a Cavaliere era stata contestata la distrazione pur non risultando, in quel periodo, amministratore in Ceit. E che se c'era stata una cattiva gestione, l'imputato non poteva avere alcuna responsabilità rispetto ai soci fondatori. Ma è andata diversamente, anche se nessuno pagherà.
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