Donne e bimbi musulmani alla scoperta del nuoto

Prima domenica con la piscina di Bissuola per un’ora e mezza aperta solamente al femminile. Esperimento riuscito, battesimo dell’acqua tra timori e allegria
Di Laura Fiorillo
Iniziativa piscina aperta alle donne musulmane presso Piscina del Parco Bissuola, Mestre
Iniziativa piscina aperta alle donne musulmane presso Piscina del Parco Bissuola, Mestre

Chi dal nuoto per sole donne si aspettava un'invasione di integraliste coperte dalla testa ai piedi è rimasto deluso.

La piscina al femminile non è poi così diversa da quella frequentata anche dagli uomini. Si sta più larghe, si nuota piano, si ride tanto e ci si rilassa di più. C'è più complicità, si fa meno caso al proprio aspetto fisico, si è più disinvolte. E il più delle volte, anche i costumi da bagno sono gli stessi. Su ventisette donne che partecipano al nuoto libero “Solodonne” promosso dalla piscina della Bissuola con il Comune di Venezia e L'Uisp, nessuna indossa il tanto discusso “burkini”, il costumone intero appositamente creato per facilitare la pratica del nuoto alle donne di religione musulmana. Quasi tutte portano il classico costume intero (magari sovrapponendo una culotte di rinforzo) soltanto due nuotano con i leggings e una maglietta, una indossa il bikini. Le nuotatrici più esperte si intrattengono nella vasca grande, mentre la piscina piccola, di solito frequentata dai bambini, si rivela fondamentale per chi non sa nuotare. Come Ismat con la figlia Ishra, 9 anni, del Bangladesh, che il mare lo hanno visto solo da lontano e che non avevano mai messo piede in una piscina. O come Yacine, 27 anni, arrivata dal Senegal solo otto mesi fa, e già bravissima a parlare l'italiano. Tutte insieme, salvagente ben stretto in vita, a celebrare l'equivalente del “battesimo del mare”, come viene chiamata in subacquea la prima immersione del neofita. Galleggiano o poco più, perché in vasca non ci sono insegnanti e le assistenti solo lì soltanto per prestare soccorso, così è alle italiane che le donne si rivolgono per cercare di carpire i fondamentali del nuoto, è c'è qualcuna che impartisce persino piccole piccole di acquagym. Per Katiba, algerina e rappresentante delle donne musulmane del centro culturale islamico di Marghera, questo è un sogno che diventa realtà.

«Erano tre anni che non mi facevo una nuotata. Anche ai nostri paesi è difficile, al mare dobbiamo fare il bagno vestite, e le piscine sono troppo costose. Ma ora viviamo qui, quello che chiediamo è la possibilità di godere di un servizio, pagando la nostra quota, come gli altri cittadini». Le donne musulmane sono abituate a trascorrere moltissimo tempo insieme, anche nella pratica sportiva. Una condivisione che sono pronte ad aprire anche alle donne occidentali o di altre religioni, attraverso momenti come questo che possono creare degli inaspettati ponti culturali.

A riconoscerlo, sono due utenti stesse del nuoto libero domenicale, che inizialmente avevano storto il naso all'iniziativa, ma che poi si sono ricredute, regalando un paio di occhialini a una ragazzina alla quale hanno insegnato a guardare sott'acqua. Tra le corsie, con un luminoso due pezzi verde chiaro, c'è anche l'assessora alla Cittadinanza delle donne Tiziana Agostini.

«Mi sento rigenerata in tutti i sensi», dice, «ho visto solo tanta gentilezza da parte di tutte, dalle organizzatrici, dalle assistenti, tra le partecipanti. Un piccolo momento di felicità e complicità femminile che mi auguro possa diventare un appuntamento fisso».

Per adesso però, il nuoto libero riservato alle donne rimarrà una sperimentazione. L'accesso esclusivo alle piscine sarà garantito solo per altre due domeniche, sempre al costo di 3 euro, dalle 9 alle 10,30.

Gli uomini, che prima nuotavano dalle 10 alle 12, ritarderanno la loro entrata in vasca solo di mezzora, dalle 10,30, e potranno restarci fino alle ore 13.

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