Distrutta statuetta della Madonna di Lourdes, sdegno a San Donà

Era lì da 50 anni, acquistata durante un pellegrinaggio al santuario francese. La rabbia dei residenti: «E’ stata volutamente danneggiata, cattiveria gratuita»

Giovanni Cagnassi
La teca vuota che custodiva la madonnina
La teca vuota che custodiva la madonnina

SAN DONA’. Atti vandalici contro la madonnina di Lourdes in via Tiro a Segno, allarme dei residenti che denunciano la profanazione della capitello. Cinquant’anni fa la famiglia Bertocco, che abita in questa zona di San Donà in golena alla destra del Piave, l'aveva portata a San Donà da un viaggio al santuario francese.

La tradizione in questa zona della città è di avere un piccola cripta, un capitello votivo che ricalca una piccola grotta, già anni molti anni prima. Poi il pellegrinaggio a Lourdes mezzo secolo fa da parte di un componente della famiglia e il ritorno con questa madonnina che era stata deposta nella piccola cripta lungo la strada di sassi, poco prima delle abitazioni nella golena che, pur trovandosi sulla sponda di Musile sono in territorio di San Donà. La madonnina era stata da poco saldata nella cripta e ritenuta stabile e sicura dai residenti.

Ma nei giorni scorsi qualcuno l'ha distrutta e adesso alla famiglia Bertocco e alcune altre che abitano in via Tiro a Segno non è restato altro che tentare di ricomporla nonostante sia finita a pezzi sulla strada. La signora Danila Bertocco è preoccupata e ha anche informato la parrocchia del duomo di San Donà di quanto accaduto e per il momento avvolto dal mistero.

«Non sappiamo che cosa sia potuto realmente accadere» commenta la signora, «certo qualcosa di molto grave. Non può essersi trattato di un incidente, nè delle conseguenze del vento o del maltempo. La madonna era ben saldata nel suo piedistallo all'interno della cripta coperta di pietre come una grotta. Da pochi giorni l'avevamo agganciata con delle viti che sono rimaste sul posto. Qualcuno l'ha volutamente colpita e distrutta, non sappiamo se con mazzate o calci o quant'altro, tanto che ne abbiamo trovato solo i cocci che non riusciremo facilmente a ricomporre». 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia