Dimissioni volontarie solo online Ogni giorno si licenziano in 20

Il settore del commercio è quello con il maggior tasso di mobilità: nell’arco di pochi mesi si possono cambiare anche tre posti di lavoro, sperando di migliorare stipendio e qualità del lavoro. «Non è che ci siano contratti da favola», spiega Mirco Ferrarese, responsabile dell’ufficio Vertenze legali della Cgil, «ma appena si trova qualcosa di meglio si tende a cambiare». È uno spaccato che fino ad ora era rimasto ancora poco conosciuto quello delle dimissioni volontarie.
Dal 12 marzo possono essere presentate esclusivamente online, come previsto dal governo per contrastare il fenomeno delle “dimissioni in bianco” che andavano a colpire soprattutto i lavoratori più deboli. Vuoi un lavoro? Ti assumo, ma firmami questo foglio bianco che così quando voglio ti licenzio, anche se risulta siano dimissioni volontarie. A rischio erano soprattutto le donne, in caso di maternità, e gli stranieri, come ci ricorda l’inchiesta sulle ditte dei sub-appalti alla Fincantieri di Marghera. Da quando la Cisl e la Cgil hanno aperto lo sportello per le dimissioni, alla fine di marzo, sono almeno venti al giorno le persone che chiedono aiuto per accedere al portale del ministero del Lavoro per dimettersi: oltre 700 le persone che si sono già rivolte al servizio della Cisl, altre 500 alla sede Cgil. In media 20 al giorno, dati parziali certo, relativi a chi ricorre ai due sportelli, ma che rendono l’idea di un certo movimento. Come spiega Sandra Biolo della Cisl le dimissioni per giusta causa (comportamento ingiurioso e offensivo, retribuzione non corrisposta, molestie sessuali, trasferimento della sede di lavoro oltre i 50 chilometri) rappresentano tra il 5% e il 7% del totale mentre la gran parte della torta riguarda scelte volontarie dei dipendenti, o così appare. Scelte fatte perché, quasi sempre nello stesso settore, si trovano offerte economiche più vantaggiose, o più comode per motivi personali, ad esempio perché la nuova sede di lavoro è vicina a casa.
E a dimettersi sono soprattutto lavoratori con un contratto a termine. Ma è un mondo molto variegato, che nei prossimi mesi, non appena saranno raccolti i dati, sarà strumento di analisi per le organizzazioni sindacali. Per dire: alla Cgil in almeno due casi, dialogando con i lavoratori sui motivi della loro scelta, questi hanno confessato che era stato il loro datore di lavoro, attraverso il commercialista, a dire loro che si dovevano licenziare. «Due licenziamenti volontari per modo di dire», racconta Mirco Ferrarese, «che siamo riusciti a evitare aprendo una vertenza con l’azienda». Perché con le dimissioni i datori di lavoro evitano di pagare la quota sulla disoccupazione, che invece devono scucire in caso di licenziamento. Il passaggio alle dimissioni online, con la maggior parte dei lavoratori che preferisce rivolgersi agli sportelli anche se potrebbe farlo online, apre ai sindacati un osservatorio nuovo sulle dinamiche dei rapporti di lavoro, soprattutto nelle aziende più piccole o poco sindacalizzate. Rapporti e passaggi che diversamente rimarrebbero sotto-traccia, come sono rimasti fino a oggi. «È una grande opportunità parlare con i lavoratori», raccontano da Cgil e Cisl, «capire i motivi che li spingono alle dimissioni». Commesse, addetti alla ristorazione e agli alberghi e manovali edili sono quelli che più spesso hanno la valigia in mano. «Ci sono anche le dimissioni per vessazioni», aggiunge Ferrarese, «noi ne abbiamo registrate una ventina, ma nella maggior parte dei casi i lavoratori preferiscono farsi da parte, soprattutto nelle aziende più piccole». Perché ci sono lavoratori che sanno che, quando si denuncia un sopruso, la voce corre tra gli imprenditori, e ci si trova marchiati: meglio dimettersi e ingoiare il rospo.
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