Dal passato al futuro La seconda vita Liberty dell’Ausonia Hungaria
il racconto
A metà strada esatta tra la laguna e il mare, con quella forma sinuosa che ricorda un’onda, o il fianco delle sirene, e la gloria dei colori di settemila piastrelle in maiolica sulle quali i putti intrecciano ghirlande e, intanto, sbirciano dentro le camere dell’ultimo piano.
C’è un destino felice che accompagna l’Ausonia Hungaria, albergo del Lido dal 1907, quando gli ospiti arrivavano con i bauli, le bambinaie e soggiornavano un mese; quando il Lido era davvero l’isola d’oro e all’aeroporto Nicelli atterravano i piccoli aerei privati di principi e magnati; quando alla Mostra del Cinema si andava solo in smoking e si ballava nei saloni di specchi dell’Excelsior.
Di quei tempi irripetibili, l’Ausonia Hungaria conserva la stupefacente facciata Liberty realizzata dal ceramista Luigi Fabris; il tratto distintivo che non ha mai fatto rimpiangere il mancato accesso al mare, visto che tutti i colori dell’acqua erano già lì, a metà Gran Viale, dove oggi sono tornati a brillare grazie alla ristrutturazione dell’intero edificio passato da quattro a cinque stelle lusso e da ottanta a sessanta camere.
Più che di restauro, il proprietario dell’albergo, Teodoro Russo, parla di «rigenerazione», che dà l’idea di una nuova vita, ma innestata in quella precedente, come in uno scambio di cortesie tra secoli, costata «diversi milioni di euro» e portata a termine in soli sei mesi grazie all’impresa di cui è titolare lo stesso Russo, la Dogale Costruzioni, dove, per forza di cose, ha potuto controllare fino all’ultimo chiodo. «E’ stato un intervento titanico - spiega l’imprenditore - che ora consegnamo al Lido, a Venezia e agli amatori dell’arte».
L’Inaugurazione
Il taglio del nastro, fissato per sabato primo giugno, sarà preceduto il 21 maggio da una tavola rotonda sul tema “L’hotel come opera d’arte”, ospiti il critico Vittorio Sgarbi, l’architetto Simone Micheli che ha curato tutti gli interni e l’artista pop Joe Tilson, autore della facciata laterale fatta di 3.200 piastrelle di vetro che non tutti i lidensi hanno apprezzato, o capito, ma che segnano il dialogo a distanza tra passato e presente.
La moquette
La convivenza tra la storia compiuta e quella in divenire, all’Ausonia Hungaria si srotola nei corridoi, lungo la moquette che raffigura l’isola stretta come un’acciuga del Lido, o nella forma curvilinea dei mobili delle camere (da 295 a 800 euro a notte), tutte rinnovate, ampliate, con le lampade di Signoretti a forma di vela e le figure femminili della facciata dipinte sul carta alle pareti, come spiega Christoph Mercier, prima di aprire la vetrata che si affaccia sul roof top, terrazza esageratamente panoramica da cui si tocca il Tempio votivo con un dito.
Il centro benessere
La modernità del ballatoio trasparente si specchia quattro piani più in basso, nella piscina, dalla quale si accede alla Spa, con il centro thai Lanna Gaia e la zona wellness e nell’ingresso, dove non c’è réception, perché gli ospiti dovranno sentirsi come a casa.
Due i ristoranti, nei quali sono stati mantenuti gli arredi originali di Eugenio Quarti aperti anche a clienti esterni: il Natyve, con prodotti locali, e The Mode, con dolci fatti in casa, proprio lì dove, nel 2001, il regista Mike Figgis girò il film con John Malkovich e Laura Morante. Titolo: “Hotel”.
Manuela Pivato
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