Dal boss lo scettro al cognato droga, un affare di famiglia

Violi lo comandava con i pizzini dalla cella: «Attento, ti seguono anche i cani»
GIORNALISTA: Mion .AGENZIA FOTO: Candussi.LUOGO:Guardia di Finanza, Mestre.DESCRIZIONE: arresto di 9 persone affiliate all'ndrangheta per smercio di cocaina - foto della Guardia di Finanza
GIORNALISTA: Mion .AGENZIA FOTO: Candussi.LUOGO:Guardia di Finanza, Mestre.DESCRIZIONE: arresto di 9 persone affiliate all'ndrangheta per smercio di cocaina - foto della Guardia di Finanza

Da quando, il 3 dicembre 2015, Attilio Vittorio Violi era stato arrestato per il traffico di cocaina dal Sudamerica, lo scettro del potere nell’organizzazione della «cellula criminale ’ndranghetista operante in territorio veneziano», così la definisce la pm della Direzione distrettuale antimafia Paola Tonini nel decreto di fermo, era passato al cognato Giovanni Pietro Sculli, 48 anni, finora incensurato e in subordine al cugino Rocco Scordo, 41 anni. Ma a comandare da dietro le sbarre del carcere (prima di Venezia, poi di Tolmezzo) era sempre lui, Violi. Sculli e Scordo sono due tra le figure cardine dell’operazione “Picciotteria 2”: all’alba di martedì entrambi sono finiti in carcere (il cognato con un fermo e un’ordinanza di custodia cautelare, il cugino solo di un fermo) con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti.

Il ruolo di Sculli. A inquadrarlo ci pensa il collaboratore di giustizia Maurizio Maviglia che lo definisce «trait d’union» tra i gruppi criminali: «È appartenente alla distaccata di Motticella con il ruolo di sgarrista e quindi dipende da Mollica Saverio, ma ora veniva gestito da Violi e Morabito Santo. Fa l’intermediario nei traffici di cocaina tra il Veneto e la Calabria, ma anche all’estero».

Viaggiare sicuro. Le modalità dei viaggi di Sculli dalla Calabria verso la Lombardia, dove concordava gli acquisti di stupefacente, erano rigorosamente studiate per essere sicure: si metteva in auto dopo aver ricevuto le direttive di Violi, da solo, spegnendo il cellulare prima di arrivare a destinazione per riaccenderlo solo dopo essersi allontanato così da non lasciare tracce nelle celle agganciate. Violi gli raccomanda attenzione: «Ti vengono dietro i cani...». Generalmente i viaggi da Sud a Nord erano uno al mese, cadenzati in base ai colloqui in carcere con Violi. Quando Sculli era in Veneto, usava come base d’appoggio l’appartamento che era di Violi a Marcon.

L’arrivo di Scordo. Il cugino di Violi entra a far parte dell’organizzazione ad aprile 2016, quando finisce di scontare gli arresti domiciliari per droga: diventa il referente operativo della banda in Veneto.

«Rinsaldare il nome». Violi, nei colloqui intercettati in carcere con la moglie e il cognato Sculli, «ha continuato a dare disposizioni sul mantenimento dei legami allo scopo di rinsaldare il nome della famiglia nella consorteria criminale in Calabria».

Le nuove reclute. Non solo coordinamento dell’organizzazione dal carcere, ma anche la ricerca di nuove leve: Violi, scrive la pm, «esercitava una sorta di reclutamento di nuovi adepti da fidelizzare tramite un’opera di captatio benevolentiae consistente nell’elargizione di denaro poiché costoro, una volta usciti ovvero grazie alle conoscenze esterne, avrebbero potuto coadiuvarlo nella creazione di una rete di distribuzione e deposito della droga». Sculli poi si occupava di trovare ai nuovi adepti gli appartamenti, pagando gli affitti, e un’occupazione.

I “pizzini” nei fazzoletti sporchi. Violi attendeva le visite dei parenti per passare loro i “pizzini” nascosti nei fazzoletti sporchi. «C’è un nome scritto e là si mettono 300 euro», dice il boss alla moglie passandole un “pizzino” sul quale era scritto il nome di un detenuto tunisino a cui accreditare dei soldi in prospettiva futura.

Anche il boss sbaglia. Durante un colloquio in carcere, Violi dice alla moglie di contattare una persona «a Fontana di Lupia». Il giorno dopo la consorte torna in carcere e lui le passa un “pizzino”: «Il nome del paese non era Fontana di Lupia, ma Campagna Lupia», dice.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia