Comune contro Cavanis per 91 mila euro di Ici non versata in due anni

La Commissione tributi: «Scuola paritaria, è esentata» Ma la giunta fa appello: incassa rette, è attività commerciale 

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Il Comune di Venezia è deciso a batter cassa all’Istituto Cavanis, chiedendo alla Congregazione delle Scuole di carità di pagare l’Ici sulle sue aule scolastiche all’Accademia.

L’istituto è una scuola con un piano formativo che copre un intero ciclo scolastico, dalle elementari sino al liceo, classico e scientifico. Però - sostiene il Comune - facendosi pagare dalle famiglie degli studenti una retta mensile, eserciterebbe un’attività commerciale. Da qui la contestazione di 45.500 euro di mancati pagamenti Ici per il 2011, dopo averne già chiesti altrettanti per il 2010. Più sanzioni ed interessi.

C’è da dire che, in primo grado, la Commissione tributaria provinciale di Venezia ha dato torto al Comune, accogliendo in pieno il ricorso della Congregazione e cancellando le cartelle esattoriali della direzione Tributi. Per i giudici di primo grado, infatti, l’Istituto Cavanis - che ha il riconoscimento di scuola parificata - non deve alcunché al Comune, avendo diritto all’esenzione prevista all’articolo 7 comma 1 della legge 504/1992, per gli «immobili adibiti, da enti non commerciali e con modalità non commerciali, all’esercizio dell’attività didattica».

Di tutt’altro avviso Ca’ Farsetti, con la giunta che nei giorni scorsi ha deliberato di ricorrere in appello, impugnando la sentenza davanti alla Commissione tributaria regionale del Veneto: per l’amministrazione, con le sue scuole la Congregazione farebbe attività commerciale. È vero - si legge in delibera - che la scuola paritaria viene esentata per legge dal pagamento dell’Ici, ma in questo caso -è il ragionamento del Comune - «la sentenza appare viziata, in quanto applica agli immobili adibiti a scuola paritaria l’esenzione Ici pur in presenza di un documentato sistema di finanziamento dell’attività didattica basato su rette, unanimemente ritenuto dalla giurisprudenza un indicatore della natura commerciale dell’attività didattica e, come tale, un impedimento all’esenzione».

La delibera approvata nei giorni scorsi fa riferimento ad un insufficiente versamento di Ici per 45.500 mila euro nel 2011. Un uguale ricorso in appello è già stato presentato per una identica contestazione (già bocciata in primo grado) per altri 45 mila euro di Ici nel 2010. Parola ai giudici. —





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