Claudio Cecchetto si candida: studio da sindaco di Misano

Il deejay originario di Ceggia si è innamorato del rilancio della città romagnola «Da bambino andavo in vacanza a Caorle, Jesolo era per ricchi ed io ero povero» 

MESTRE. Dal mitico «Gioca Jouer» al municipio, ma di Misano Adriatico. La seconda vita di Claudio Cecchetto parte da un post sul popolare social network Instagram, pubblicato nel giorno di Natale. Il popolare deejay, originario di Ceggia, scarta il regalo più atteso, un libro dal titolo: «Il sindaco: funzioni e responsabilità» scritto da Luciano Maranghello, già sindaco di un paese calabrese. «Sì, è vero: mi candido a sindaco di Misano Adriatico, perché me ne sono innamorato» conferma Cecchetto, 66 anni e una vita trascorsa sulle onde della musica. A Ceggia Cecchetto ha ancora la zia e la cugina Laura, bibliotecaria, che ogni tanto sente al telefono.

Perché questa candidatura?

«Quest’estate sono stato nominato direttore artistico del progetto Misano Marittima. Ho conosciuto il posto, la gente e me ne sono innamorato. Il sindaco uscente Stefano Giannini (del Pd, ndr) è già al suo secondo mandato e non può essere rieletto. Non vorrei che con una nuova amministrazione si interrompesse il rapporto con la città».

Facciamo un passo indietro. Quali ricordi di Ceggia?

«Mi sono trasferito a Milano quando avevo appena tre anni, ma le estati le trascorrevo in Veneto. A Ceggia, a casa dei nonni, e a Caorle. Quando ero piccolo Jesolo era la spiaggia dei ricchi… e io ricco non ero, quindi andavo a Caorle. Ci sono tornato di recente: è ancora più bella di 40 anni fa, un vero gioiellino. Poi di Ceggia ricordo che andavo a pescare lungo il Piavon. Una volta, a tre anni, sono anche caduto in acqua: è stato mio zio Mario, che faceva il sarto, a salvarmi dalla corrente. Ho trascorso l’infanzia e buona parte dell’adolescenza da quelle parti: visto come è andata la mia vita, direi che l’aria veneta mi ha fatto bene, mi ha portato fortuna».



Tre anni fa è tornato a Ceggia per presentare la sua autobiografia «In diretta. Il Gioca Jouer della mia vita». Che effetto le ha fatto?

«Mi ha fatto molto piacere. Pensavo che la gente mi avrebbe accolto come «il milanese» e invece ho visto un affetto incredibile, che poi è la cifra dei veneti. D’altra parte negli ultimi anni ho trascorso molto tempo a Ceggia. Mio padre, che ora non c’è più, aveva comprato la casa dei nonni in cui siamo nati io e mia sorella; mia madre ci trascorreva le estati. Andavo a trovarla spesso, fermandomi due - tre giorni. L’estate scorsa però abbiamo venduto la casa».

Non ha mai pensato di candidarsi a Ceggia?

«No, perché io non voglio fare il sindaco: voglio fare il sindaco di Misano, che è diverso. Dopo i tanti anni a Caorle, ho trascorso la mia adolescenza in Riviera. A Riccione ho lanciato Aquafan, ho portato la tre giorni di «Un disco per l’estate» in viale Ceccarini. È la mia seconda casa. Io spero che Misano possa diventare una start - up turistica: Ceggia non ha le stesse ambizioni».

Progetti: la cultura al primo posto?

«Sicuramente la musica avrà un ruolo centrale insieme all’arte e alla cultura in generale. Misano ad esempio punta a essere la capitale italiana della filosofia e questo aspetto va implementato. Vorrei che diventasse una località turistica modello e non esclusiva. Il territorio è grande e molto bello. Non ho l’ambizione di cambiare il mondo, ma sicuramente di cambiare quello che mi circonda. E poi voglio puntare sulla tecnologia per semplificare la vita delle persone. Un esempio molto banale: i pagamenti tramite app. Per me Misano è come Los Angeles: una serie di distretti, che permettono di vivere la città tutto l’anno. Per l’ordinaria amministrazione, invece, sto costruendo una squadra di “misanesi doc”».

E la politica in tutto questo?

«La politica la lascio agli onorevoli di Roma. Io non voglio fare il sindaco per mestiere: lo voglio fare per amore». —
 

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