Cittadini e albergatori adottano il verde pubblico

C’è chi lo fa per passare il tempo, chi vuole valorizzare l’attività commerciale «Per il Comune stare dietro a tutto è difficile, così è meglio per tutti»
Di Francesco Furlan

Sono pronti a impugnare la vanga, indossare i guanti e avviare il taglia-erba per sistemare l’aiuola sotto casa. «Ce l’abbiamo qui davanti, ci piantiamo un po’ di fiori e la teniamo pulita, così anche i nostri clienti sono più contenti e l’impatto con l’albergo è senza dubbio migliore». Ulrike Tommasini dell’albergo Villa Adele di via Padre Gelain a Marghera è una sentinella del verde, tra le prime ad adottare un pezzo di verde comunale, con l’impegno a gestirlo per quattro anni.

«Ci sembrava una bella iniziativa, abbiamo aderito», spiega la donna. Un’iniziativa lanciata dal Comune e aperta a tutti, per “adottare” un’aiuola.

Partecipare è semplice: basta inviare un’e-mail all’ufficio Ambiente e firmare un modulo che funziona come una stretta di mano tra l’amministrazione e chi decide di adottare l’aiuola: un gruppo di residenti che vogliono rendere più bello il piccolo parco vicino a casa, un’associazione o, come nel caso di Ulrike, un’albergatrice. Sono ammessi abbellimenti, non stravolgimenti.

«È un progetto che ha un valore civico, perché invita i cittadini a prendersi cura della città e anche economico» spiega Mario Scattolin dell’Ufficio Ambiente di Ca’ Farsetti «perché con le nuove lottizzazioni acquisiamo ogni anno aiuole, piccoli parchi, spazi verdi, e star dietro a tutti ha un costo. Chi vuole aderire, mi può contattare». Un costo che, con i cittadini-giardinieri, un po’ alla volta il Comune sta cercando di abbattere.

Le adozioni stanno crescendo. Al Lido un gruppo di negozianti ha adottato le aiuole lungo il Gran viale. «Abbiamo fatto un lavoro con i fiocchi»,raccontano i negozianti coinvolti nell’iniziativa «per la Mostra del Lido si fermavano tutti a guardarle. E le abbiamo fatte noi. Abbiamo girato la terra e piantato un po’ di piante grasse, quelle piccole no, che ce le rubavano».

«Lo abbiamo fatto volentieri», dice Mariano Mander, dell’oreficeria Karim «ma è scandaloso che il Comune non abbia i soldi per sistemare il verde pubblico». Nel centro storico altre aiuole sono state adottate alla Giudecca (in Calle Storta dei Squeri e alla Rotonda), e in campo San Simeon. Recentemente l’associazione Aeres si è impegnata a curare le aiuole in Rio Terrà dei Pensieri, dal carcere a Ca’ Foscari.

A Mestre lo spazio verde più grande, lungo l’Osellino in viale Vespucci, è stato affidato all’associazione “Aqua e Tera”, un fazzoletto di cinquemila metri quadrati. «C’era un tratto di terreno abbandonato e usato come una simil-discarica che già da tempo avevamo cominciato a mettere in ordine», spiega il presidente dell’associazione Claudio Griggio «tagliamo l’erba e teniamo pulito: è una zona verde aperta a tutti, e che già il consorzio di bonifica Dese-Sile ci aveva dato per mettere in ordine di approdi». L’associazione infatti si occupa di nautica sostenibile. «Uno spazio ben tenuto» aggiunge Griggio «più difficilmente viene preso di mira da chi vuol abbandonare dei rifiuti».

A Mestre gli altri spazi verdi sono stati adottati soprattutto dagli alberghi. Un pezzo di verde se lo è preso l’Antony Hotel di via Orlanda, un altro ancora l’albergo Ai Pini di via Miranese dove, a fronte di uno spazio esclusivo che verrà ritagliato per gli ospiti, i titolari dell’albergo si prenderanno cura del parco Cavinato. L’iniziativa in questo caso ha fatto storcere il naso a qualcuno. «È vero che c’è anche un interesse personale» dice Giovanni Baldo, uno dei titolari dell’albergo «ma noi assicuriamo il decoro e la sicurezza in una zona che attualmente è nel degrado, anche con frequentazioni poco raccomandabili».

«È un dare e ricevere» spiega l’assessore all’Ambiente, Gianfranco Bettin cercando di smorzare le polemiche «ma è un accordo che non è ancora definito nel dettaglio».

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