«Ci sono troppi pazienti che si affidano a Internet ma durante il lockdown la tecnologia ha aiutato»

L’INTERVISTA
Da quarant’anni il dottor Pietro Millosevich è medico di base nel centro di Mestre. Settantenne lascerà i suoi pazienti nei prossimi giorni, il 21 luglio, a seguito del pensionamento.
Come è cambiato il ruolo del medico di base in questi decenni ?
«E’ cambiato soprattutto il rapporto medico-paziente. Quando ho iniziato era più semplice e, per certi versi, anche più umano. Ci si confrontava con l’assistito che ti chiedeva consigli in una relazione improntata sulla fiducia – spiega il medico, che ha lo studio in via Manin, in centro a Mestre – Oggi capita spesso che i pazienti ti arrivino in studio dopo aver visitato diversi siti sulla rete e ti chiedano nient’altro che la prescrizione di questo o quell’esame. Non è difficile intendere come con un approccio di questo genere la funzione del medico, preposto da sempre alla diagnosi delle patologie da cui è affetto l’assistito, decad».
Accanto al rapporto medico paziente, ci sono stati altri mutamenti nella quotidianità della professione?
«Ovviamente la rivoluzione informatica ha inciso anche in modi e tempi dello svolgimento della nostra attività e nella vita dei pazienti. Francamente la burocratizzazione ha sottratto tempo all’esercizio della professione che vedeva da sempre il medico impegnato soprattutto nell’anamnesi e nell’esame obiettivo del paziente nella prospettiva della diagnosi: per la prescrizione di visite, terapie ed esami vengono utilizzati tutta una serie di codici e se ci sono delle difformità bisogna correggere, integrare e rifare destinando il tempo ad adempimenti di natura amministrativa. Del resto l’introduzione dell’informatica ha ricadute diverse a seconda dell’età dei pazienti. Certamente i giovani, che per fortuna loro hanno un rapporto meno continuativo con il medico perché i guai iniziano dopo i 60 anni, si trovano a loro agio. Non altrettanto si può dire dei loro genitori e nonni, che spesso si rivolgono a figli e nipoti perché praticamente ogni richiesta al servizio sanitario richiede una dimestichezza con le nuove tecnologie che in pochi, fra gli anziani, posseggon».
Questi suoi ultimi mesi di esercizio della professione sono stati segnati dall’emergenza Covid 19 che continua a incidere in maniera significativa sulla quotidianità di tutti.
«Sono stati mesi pesanti. Il mio studio è rimasto sempre aperto per quei pazienti che per la natura dei disturbi da cui erano affetti dovevo assolutamente incontrare. Personalmente sono passato attraverso la trafila dei tamponi e persino dello pseudoisolamento. Ma soprattutto ho trascorso giornate intere al telefono a volte addirittura giostrandomi fra tre apparecchi. Indubbiamente nella fase acuta, in cui l’obiettivo era ridurre al minimo i contatti, l’innovazione tecnologica è stata utilissima . L’invio di fotografie per posta elettronica è stato,ad esempio, di fondamentale aiuto per dare soluzioni adeguate a tanti problemi».
Millosevich continuerà in pensione a svolgere l’attività di specialista in Cardiologia che ha affiancato per decenni a quella di medico di base. «Mi hanno fatto piacere e, in qualche caso anche sorpreso, le manifestazioni di affetto e solidarietà che ho ricevuto in questi giorni», racconta, «non credo sinceramente di aver fatto nulla di eccezionale, in sostanza quello che dovevo. Mi auguro ,comunque, di essere stato di aiuto ai tanti assistiti che ho avuto, anche oltre il mio ruolo di medico». —
Giuseppe Barbanti
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