Chiude scuola voluta da Scola tutti gli studenti ai Cavanis
VENEZIA. Chiude il Giovanni Paolo I, sia il liceo classico sia la scuola media. I genitori dei 150 studenti dell’istituto voluto e fondato dall’ex patriarca Angelo Scola nei locali del seminario, nei giorni scorsi, sono stati informati che dal prossimo anno scolastico i loro figli frequenteranno l’istituto Cavanis, pagando però la stessa retta che versano ora, almeno per il prossimo anno. Il personale docente e non docente, una quarantina di persone per la maggior parte con contratti a tempo determinato, perderanno così il lavoro. A gestire l’operazione come presidente è stato chiamato dall’attuale patriarca Francesco Moraglia Marco Agostini, che rimane anche direttore generale del Comune. Quel posto, prima di lui, era occupato da don Natalino Bonazza, che ha aperto e gestito per anni l’istituto e che un mese fa aveva dato le dimissioni, probabilmente perché non si è trovato d’accordo con la chiusura del Giovanni Paolo I, chiusura che con un comunicato ufficiale del 14 dicembre era stata fatta passare per una fusione: in quel comunicato, comunque, non si diceva che i ragazzi sarebbero stati trasferiti ai Cavanis e che la maggioranza del personale avrebbe perso il posto.
Ieri, con una lettera firmata dal corpo docente e non docente dell’istituto, il personale innanzitutto si lamenta delle «modalità e tempi scelti per comunicare la nascita del nuovo polo scolastico, che non aiutano certamente nè ad aumentare le iscrizioni nè a consolidare la fiducia degli attuali iscritti...Così come gli studenti, anche i genitori e i dipendenti non sono stati minimamente coinvolti nel processo in atto e ne sono venuti a conoscenza solo tramite il comunicato stampa». Il personale segnala poi che «la fusione riguarderebbe oltre al Liceo anche la scuola media, la quale ad oggi presenta classi complete sul piano numerico». Sottolineano inoltre che il numero degli iscritti al Liceo classico Giovanni Paolo I è superiore a quello dei Cavanis.
«Un altro punto che riteniamo opportuno precisare», prosegue la lettera, «riguarda la natura essenzialmente economico-finanziaria dell’iniziativa, che dalle informazioni in nostro possesso sembra prescindere dal progetto educativo che in tutti questi anni ha rappresentato il punto di forza del Giovanni Paolo I: se portata a termine, tale operazione renderebbe assai difficile mantenere gli impegni presi con le famiglie degli alunni che hanno espresso il loro consenso a questa realtà scolastica». «La continuità didattica per gli studenti verrebbe a mancare e si disperderebbe un patrimonio di cultura formativa, educativa ed umana costruito negli anni» concludono.
Giorgio Cecchetti
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