Chiude la Stena di Fossò A casa 55 dipendenti

La Stena di Fossò chiude. 55 dipendenti fra impiegati e operai rischiano di trovarsi in strada entro la fine dell’anno. Questa la situazione con cui si sono trovati a fare i conti ieri mattina i lavoratori, per la maggioranza immigrati stranieri che da anni lavorano in Italia e qui hanno famiglia e hanno comprato la casa che stanno pagando con il mutuo. Ieri i lavoratori erano fuori dai cancelli della fabbrica e hanno indetto quattro ore di sciopero. L’azienda di Fossò, che si trova in zona industriale in IX Strada, si occupa di riciclo di materiali da televisori e frigoriferi usati, raccoglie elettrodomestici usati, li smonta e vende il materiale ai richiedenti . È di proprietà di una multinazionale svedese che in Italia ha quattro siti: Fossò, Brescia , Verona e un altro nell’hinterland di Milano. Complessivamente ha in organico in Italia quasi 200 dipendenti. Chiudendo Brescia e Fossò ne lascia a casa circa 80. «Quello che è successo», spiega Giuseppe Minto, segretario della Fiom-Cgil, «è inconcepibile. La multinazionale svedese ha preso una decisione senza nemmeno consultare le rappresentanze sindacali e spiegandoci per mesi che il sito di Fossò era strategico in Italia . Ci hanno preso in giro e ora mandano sul lastrico tante persone, fra cui molti stranieri che rischiano di più perché privi di reti sociali nel territorio». A settembre, ricorda la Fiom, era stato siglato un accordo per la cassa integrazione ordinaria di tre mesi per tutti i circa 60 dipendenti. La cassa integrazione non era nemmeno in programma per il 2013. «Ho tre figli e moglie a carico», dice Dada Osamede, «come farò ad andare avanti senza lavoro?». La pensa così anche Samuel Johnson, che ora non si fida più delle promesse della direzione del personale che finora aveva parlato di situazione sotto controllo. «Qualcuno deve intervenire per fermare l’azione di questa multinazionale», dice Angelo Anterenzio, «la fabbrica chiuderà entro novembre, ma prospettive di altri impieghi non ce ne sono».
L’azienda prova a spiegare: «La decisione è stata presa perché i siti di Brescia e Fossò hanno costi logistici più alti rispetto agli altri due. La chiusura non è domani mattina , ma entro fine anno. Siamo pronti anche ad offrire alcuni trasferimenti a chi vorrà andare a lavorare a Milano o Verona, dove i siti verranno potenziati dopo la razionalizzazione delle risorse». Oggi è prevista un’assemblea dei lavoratori.
Alessandro Abbadir
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia