Chiesta l’autopsia dopo l’incidente fatale all’avvocato

JESOLO. Dolore e commozione a Jesolo per la morte dell’avvocato Piero Santin, 60 anni, tragicamente scomparso nell’incidente stradale di venerdì pomeriggio, dopo aver perso il controllo del suo scooter Piaggio Mp3 sulla Caposile Portegrandi. Stava rientrando da una commissione d’esame per avvocati a Venezia con la compagna Donatella Migotto, avvocato 51enne di San Donà gravemente ferita, quando ha iniziato a zigzagare invadendo la corsia opposta scontrandosi con un camper su cui viaggiava una coppia di Brescia rimasta illesa. La dinamica è al vaglio dei carabinieri di San Donà. Il Pm ha chiesto sia eseguita l’autopsia sul corpo dell’avvocato per chiarire le cause del decesso e se sia stato colto da malore alla guida. Donatella Migotto è stata elitrasportata all’ospedale di Mestre in gravi condizioni, ma non dovrebbe essere in pericolo di vita anche se la prognosi resta riservata. Ha riportato una frattura alla gamba già stabilizzata, traumi alla testa, addome, torace dopo un volo di quasi 20 metri dal punto di impatto tra i due veicoli.
Santin era un avvocato molto conosciuto con studio legale in piazza Brescia. Lascia due figlie di 22 e 17 anni a lui molto legate. Appassionato velista, aveva anche giocato a basket in gioventù a Jesolo. La camera avvocati di San Donà con il presidente avvocato Victor Rampazzo si è unita al dolore dei familiari. Commosso il collega avvocato Alberto Teso: «Un’estate drammatica questa che sta terminando nel peggiore dei modi, che mi ha portato via due persone speciali. Prima Cesare Martellozzo, il cui sorriso coinvolgente continua a balenarmi davanti, e adesso Piero, che per me è stato un maestro, sia dal punto di vista professionale che umano. Da lui, infatti, ho iniziato la mia pratica forense, nel 1993. Con lui ho poi lavorato per cinque importanti anni. A fianco di Piero ho vissuto momenti drammatici, come la morte di suo fratello Mauro, sempre per un incidente stradale, ed esperienze esaltanti dal punto di vista professionale, come quando, da giovanissimo procuratore legale, la mattina del 10 maggio 1997 lo accompagnai all’aula bunker di Mestre, dove Piero assistette come avvocato d’ufficio i Serenissimi, appena arrestati sul campanile di San Marco dai Gis dei carabinieri. Anche oggi, dopo oltre 20 anni che avevo lasciato il suo studio, Piero aveva sempre una parola di conforto, una battuta di spirito un consiglio professionale». —
Giovanni Cagnassi
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