«Chiese aperte ai turisti con l’imposta di soggorno»

La proposta del rettore dello Iuav Restucci: «Giusto abolire il biglietto d’ingresso ma la fruizione dei monumenti va garantita a tutti, anche ai non credenti»

Abolire il biglietto d’ingresso nelle chiese veneziane - come chiede anche il Patriarca Francesco Moraglia per mantenerne senza vincoli la funzione di luogo di culto - e assicurarne i costi di manutenzione e guardiania con una quota dell’imposta di soggiorno incassata dal Comune visto che essa è destinata al miglioramento delle strutture turistiche della città e le chiese, ricche di lavori, rappresentano appunto anche un’attrazione turistica per chi viene a visitare Venezia.

È la proposta che lancia il rettore dell’Iuav Amerigo Restucci e che va appunto nella stessa direzione delle indicazioni del Patriarca, che si è richiamato anche alle disposizioni in merito della Cei, la Conferenza episcopale italiana. Ad assicurare il circuito delle visite a pagamento (a tre euro ad ingresso) è, com’è noto, l’Associazione Chorus, che raggruppa attualmente sedici chiese, anche se altre sarebbero pronte a entrare a farne parte secondo quanto dichiarato di recente anche dal vicepresidente dell’Associazione Giandomenico Romanelli.

Richiamandosi ai principi indicati dalla Cei, il Patriarca aveva dichiarato in un convegno sull’uso dei luoghi di culto, che deve essere garantito a tutti l'accesso gratuito alle chiese aperte al culto, deve essere sempre assicurata la possibilità dell'accesso gratuito a quanti intendono recarsi in chiesa per pregare e l'adozione di un biglietto a pagamento è ammissibile soltanto per la visita turistica di parti del complesso (cripta, tesoro, battistero, campanile, chiostro, singola cappella) chiaramente distinte dall'edificio principale della chiesa che deve rimanere a disposizione per la preghiera. «La chiesa deve essere aperta sempre a tutti - concorda il professor Restucci - credenti e non credenti e il Patriarca ha perfettamente ragione. I costi di manutenzione di esse, per i quali i parroci lamentano di non avere risorse, garantendole appunto attraverso il biglietto d’ingresso, possono invece essere garantite attraverso una quota dell’imposta di soggiorno che il Comune incassa dai clienti degli alberghi, visto che la legge che l’ha istituita prevede appunto che i suoi proventi siano utilizzati per migliorare le strutture turistiche della città. Ora, non c’è dubbio che le chiese veneziane, con le opere d’arte in esse contenute, siano uno dei principali motivi di attrazione dei turisti che calano in laguna, giustificandone la presenza. Per questo il Comune dovrebbe preoccuparsi, attraverso l’imposta, anche del loro mantenimento».

D’accordo il rettore di Architettura anche con la limitazione dei concerti nelle chiese a quelli di sola musica sacra, come chiede il Patriarca: «Mi sembra anch’essa una misura adeguata al luogo». (e.t.)

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