Cena a base di orgoglio bersaniano

L’abbraccio affettuoso dei circa 600 a Pierluigi Bersani, nella sua seconda uscita pubblica dopo i guai fisici d’inizio anno. Al ristorante “Il Mattone”, a Maerne di Martellago, ci sono quasi solo bersaniani, nonostante fuori sventolino le bandiere del Pd e dentro lo stesso protagonista della serata non risparmi frecciatine a Matteo Renzi, nominato poco, chiamato in causa spesso. Ad accogliere l’ex segretario del Pd, simpatizzanti e iscritti ai circoli di tutta la provincia, ma anche dal trevigiano e dal padovano. Michele Mognato, colui che ha tenuto le fila dell’evento, parla orgoglioso di circa 600 presenti di più: «Bersani ha voglia di stare tra la gente», spiega, «due chiacchiere politiche ci stavano tutte, la gente del Pd sente il bisogno di ragionare di politica». Si capisce subito che l’incontro è “d’area”. Gli invitati al convivio arrivano alla spicciolata e di renziani più o meno dichiarati se ne vedono davvero pochi. Non è un azzardo parlare ancora di correntismo nel Pd, termine che tuttavia è lo stesso Bersani a sdoganare durante il suo intervento in apertura di serata: «Teniamo vivo il correntismo perché arricchisce», ha detto “Piggì”, come lo chiamano i suoi. Anche se poi è lui stesso a dare il giusto peso al confronto interno, con la sua proverbiale ironia: «Io pure sono moderatamente bersaniano».
Stonano un po’ le assenze, soprattutto di sindaci e assessori locali, a cominciare dai circoli Miranesi, territorialmente più coinvolti dall’evento. Tutti hanno ufficialmente un impegno più o meno istituzionale che impedisce di essere presenti, ma in molti confermano di non essere stati nemmeno invitati. Alcuni non l’hanno presa bene. Fuori area, per Venezia partecipa il vice di Orsoni, Sandro Simionato. Tra i big arrivano l’ex Ministro allo sviluppo economico Flavio Zanonato, candidato in pectore, con la benedizione di Bersani, alle prossime Europee. Ci sono anche Davide Zoggia, Marco Stradiotto, Gabriele Scaramuzza, tanti “Giovani democratici”, alla faccia di chi pensa che “rinnovamento” faccia pugni con “bersaniano”. Ma la serata non lascia spazio a polemiche: Bersani motiva, non lesina abbracci, raccoglie attestati di affetto e lunghi applausi, che nulla hanno da invidiare, se non fosse per il contesto diverso, a quelli raccolti il giorno del suo ritorno a Montecitorio, per votare la fiducia. I militanti lo abbracciano, uno di loro gli regala pure una poesia: «L’ho scritta mentre è stato male».
A un militante scappa di chiamarlo ancora “segretario”. Bersani è al suo secondo bagno di folla dopo il ritorno: la prima uscita, pochi giorni fa, è stata a Modena, nella sua Emilia. «È bello rivederlo così, dopo quell’incidente che ci ha preoccupato tanto», afferma un sorridente Zanonato, «Bersani incarna quella visione dei partiti organizzati, dove si vede il peso degli iscritti nelle decisioni prese».
Filippo De Gaspari
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