La proposta della Cisl: un patto tra pubblico e privato per riaprire le case inagibili

Il conto del sindacato sul patrimonio pubblico sfitto: sono 3.400 alloggi in tutta la provincia di Venezia. L’idea: metterle a disposizione dei lavoratori attraverso una società ad hoc. «La spinta turistica rende il territorio poco attrattivo per i lavoratori»

Mitia Chiarin
Le case Ater del rione Pertini, nel cuore di Mestre
Le case Ater del rione Pertini, nel cuore di Mestre

Residenza a Venezia e provincia. La situazione paradossale. Le case in affitto costano tantissimo e non si trovano. Le case pubbliche, sfitte, finiscono per finire in vendita. Ma ci sta una alternativa.

Lo dicono il Sicet, il sindacato inquilini casa e territorio, e la Cisl di Venezia. Nella provincia di Venezia c’è carenza di alloggi a causa degli affitti troppo elevati. «E molti lavoratori rischiano di non venire a lavorare da noi, proprio perché il rapporto tra stipendi e canoni di locazione non consentono di vivere in modo dignitoso», dicono. La responsabile del Sicet, Victoria Pistol, spiega, dati alla mano.

«Il 75 per cento degli italiani è proprietario dell’abitazione in cui vive. Le case pubbliche, costruite per la maggior parte con le trattenute Gescal (Gestione case per i lavoratori) dalle buste paga dei dipendenti, sono oggi usate per rispondere alle fragilità. Molte di queste sono fragilità difficilmente reversibili, mentre altre hanno carattere temporaneo legate alla disponibilità di reddito da lavoro dei nuclei familiari». E servono aiuti, è evidente.

La situazione in provincia allarma perché, come dice la Cisl, il mercato degli affitti ha canoni elevati che sono arrivati a toccare prezzi tra i 600 e i 900 euro per 60 metri quadri. Da qui la proposta concreta. «Si costituisca una società pubblico-privata, ma a maggioranza pubblica, a cui possano essere assegnate temporaneamente le case pubbliche inutilizzate da ristrutturare», dice il segretario generale della Cisl di Venezia, Michele Zanocco.

I numeri: sono circa 2.800 le abitazioni pubbliche sociali assegnate all’Ater inutilizzabili perché da ristrutturare e circa 600 sono di Insula. «Nel nostro territorio – osserva Zanocco – esiste poi un patrimonio di 139 mila case private non utilizzate e fuori da ogni mercato locativo. Una parte consistente degli immobili pubblici e privati necessita di interventi di messa a norma compresi tra i 15 e i 40 mila euro che potrebbero vedere dei tempi di ristrutturazione relativamente ridotti. Per questo motivo come Cisl e Sicet di Venezia abbiamo avanzato da tempo una proposta che ha come obiettivo quello di indicare una strada dove tutti i soggetti interessati, sociali, economici, istituzionali possano avere una risposta positiva».

La società pubblico-privata permetterebbe di intercettare fondi europei, a cui si possono sommare i fondi privati. «Questo permetterebbe di avviare la ristrutturazione delle case – dice Zanocco – e metterle a disposizione di aziende pubbliche e private del territorio a canoni accessibili per i loro lavoratori, sino al rientro del costo di ristrutturazione. Al termine del quale, sarebbero riassegnate al gestore pubblico per rispondere ai bisogni sociali».

La stessa operazione potrebbe riguardare le case private, garantendo ai proprietari che l’immobile non potrà essere soggetto a occupazione abusiva. Per Zanocco occorre attrarre «nuovi residenti stabili, italiani e stranieri».

La vocazione turistica di Venezia e provincia, invece, «rende l’area poco competitiva per l’acquisto o l’affitto di una casa, scoraggiando, di fatto, la voglia di mettere le proprie radici». Il rischio è l’impoverimento del tessuto produttivo. E nel 2028, tra meno di tre anni, dal mercato del lavoro usciranno 30 mila persone per raggiunti limiti di età». Il fabbisogno di lavoro inespresso di Venezia e provincia supera le 31 mila unità. «Un numero che non è reperibile sul mercato del lavoro locale». Occorre attrarre, e non perdere ancora, cervelli.

Altrimenti a rischio è la intera «economia locale necessaria garantire livelli di tenuta e assistenza sociale adeguati del nostro territorio».

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