Caduta in bici sulla rotaia del tram: Comune di Venezia e Avm verseranno 100 mila euro

L’incidente in via San Donà Il quindicenne aveva riportato gravi ferite, specie al volto Il giudice: «C’era un pericolo gli enti ne erano a conoscenza»
AGOSTINI: MESTRE IL TRAM IN ESERCIZIO IN VIA SAN DONˆ ORE 7,30 tram mestre prima corsa - VIA SAN DONA' Molti gli utenti saliti nelle ore di punta poi l'afflusso si e' stabilizzato Si calcola che in giornata sull'intera linea siano salite circa diecimila persone
AGOSTINI: MESTRE IL TRAM IN ESERCIZIO IN VIA SAN DONˆ ORE 7,30 tram mestre prima corsa - VIA SAN DONA' Molti gli utenti saliti nelle ore di punta poi l'afflusso si e' stabilizzato Si calcola che in giornata sull'intera linea siano salite circa diecimila persone

VENEZIA. «La rotaia del tram era pericolosa. Gli enti convenuti (Comune di Venezia e Avm, ndr) ne erano consapevoli ma non hanno agito con la diligenza e la prudenza che la pericolosità richiedeva, ponendo in essere azioni positive volte ad evitare i danni. La rotaia del tram, benché visibile, non poteva certo far allarmare il ciclista circa la sua pericolosità, essendo lecito pensare che la cosa pubblica sia stata progettata e realizzata in assenza di insidie insite in sé».

Sono le parole che il giudice onorario di Venezia Tonino Giordan usa per motivare, con una sentenza apripista in materia, la maxi condanna comminata a Comune di Venezia e Avm in seguito alla caduta in bici sulle rotaie del tram lungo via San Donà di un allora quindicenne. L’ente e la partecipata dovranno risarcire in solido oltre 100mila euro al giovane mestrino.

Era il 4 settembre 2009 e la linea del tram era appena stata realizzata. Il quindicenne pedalava lungo via San Donà a Favaro, in direzione di via Martiri della Libertà. Per sorpassare un’auto parcheggiata sulla destra, il ragazzo era finito con la ruota anteriore dentro alla rotaia del tram. Le conseguenze per il ciclista erano state molto pesanti: aveva riportato gravi lesioni in varie parti del corpo, tra cui al volto. La malattia e la convalescenza erano state molto lunghe, con difficoltà nella vita quotidiana.

Era quindi scattata la richiesta danni al Comune e all’allora Pvm, che aveva realizzato il tram. Ma la fase conciliativa era naufragata. E così è scattata la causa in sede civile promossa, per conto del giovane, dall’avvocato Giorgio Caldera, citando l’amministrazione comunale, Pvm (oggi Avm), nonché le compagnie di assicurazione Uniqa Protezione e UnipolSai chiamate in causa in manleva. Il giudice ha disposto una consulenza tecnica dinamica e una medico legale, oltre all’assunzione delle prove testimoniali. Al termine dell’istruttoria, l’accertamento delle responsabilità a carico di Comune e Avm.

«Se è vero che l’automobile parcheggiata sul ciglio della strada ha rappresentato l’occasione che ha causato l’incidente, anche in sua assenza la situazione per il conducente della bicicletta sarebbe stata pericolosa, bastando una semplice curvatura del manubrio con angolazione ridotta per far perdere l’equilibrio», scrive il giudice nella sentenza, «Qualsiasi ciclista di media diligenza non sarebbe certo sceso dalla bici per sorpassare il veicolo fermo, come pretenderebbero le difese dei convenuti, ma semplicemente avrebbe scansato la macchina».

Il giudice sottolinea peraltro come la diffusione da parte di Pvm di volantini per segnalare la pericolosità delle rotaie vada ad aggravare le responsabilità: «Conoscevano la pericolosità dei luoghi e allora avrebbero dovuto agre ben più efficacemente, financo chiudendo al traffico delle bici quel tratto di strada o riservandolo al tram». Nemmeno la colorazione rossa della corsia dove insiste la rotaia può essere considerata sufficiente a segnalare un grave pericolo.

«Viene finalmente resa giustizia», spiega l’avvocato Giorgio Caldera, «ai cittadini coinvolti in innumerevoli cadute dovute alla presenza della rotaia del tram in un contesto viario evidentemente non compatibile con tale sistema». La sentenza, provvisoriamente esecutiva, è stata appellata.




 

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