Bottiglia “sciabolata”, locale condannato a Dolo

DOLO. Una serata con amici in discoteca si è trasformata in un incubo durato quattro mesi di malattia - tra operazione, ricovero e lunga convalescenza - per una giovane “ragazza immagine”: tutta colpa di una bottiglia di champagne “sciabolata”, poggiata in una boule con il ghiaccio su un tavolino e rovesciata a terra nella ressa della pista da ballo. Risultato, il collo tagliente della bottiglia aveva colpito la giovane a un piede, provocandole una ferita profonda con lesione di un’arteria e perdita di molto sangue.
L’incidente è avvenuto a maggio 2016, vittima una 29enne di Stra. . Per il giudice Roberto Simone del Tribunale civile di Venezia, di quest’incidente deve rispondere per omessa custodia la Canaletto Srl, proprietaria del “Mio Club” di Dolo, il locale che tra il 13 e il 14 maggio 2016 ha ospitato l’evento Extradate Music History (e che ora potrà ricorrere in Appello). La società è stata condannata a risarcire la donna 54 mila euro: 23 mila per i danni permanenti 10 mila per quelli temporanei e 13 mila per il “pregiudizio di natura morale”, il dolore e lo spavento subito dalla ricorrente, rappresentata dall’avvocato Giorgio Caldera. Altri 841 euro dovranno essere pagati alla società per la quale la giovane donna lavorava come ragazza immagine.
All’origine dell’incidente - secondo la ricostruzione del Tribunale - una bottiglia di champagne “sciabolata”: aperta, cioè, tagliando con un colpo secco il collo, prima ghiacciato. Così, però, il vetro diventa tagliente e pericoloso.
La Canaletto srl, con l’avvocato Roberto Madonna, si è difesa spiegando di aver espressamente proibito al proprio personale - pena il licenziamento - di “sciabolare” le bottiglie e di non poter essere responsabile per l’omessa custodia di una bottiglia integra e caduta per la spinta di un avventore al tavolino, riconducendo la ferita al peso della boule.
Di tutt’altro avviso il giudice, per il quale anche il profilo Facebook del locale diventa una prova a carico.
«Quanto alla pratica della sciabolatura», si legge nella sentenza, «premesso che dalle dichiarazioni dei testi è emerso come fosse comunemente praticata all’interno del locale, va rilevato come le fotografie tratte dal profilo Facebook della discoteca recano un certo numero di like, sì che appare arduo sostenere che la pratica fosse rigidamente vietata».
Foto con clienti e personale che esibiscono bottiglie di champagne sciabolate: «Non un’espressa incentivazione alla sciabolatura, ma (....) la tendenza al conformismo indotta da una comunicazione unilaterale ha finito per incentivare una modalità di essere e vivere un’esperienza analoga. Gioia e spensieratezza accompagnate da un calice di champagne - se veicolate sulle reti sociali - hanno creato i presupposti per vivere un’esperienza analoga. Il divieto c’era, ma più declamato che fatto rispettare». Il locale potrà fare ricorso, ma intanto dovrà risarcire: la sentenza è «provvisoriamente esecutiva». —
Roberta De Rossi
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