Batterio killer, il paziente infettato era stato operato due volte all’ospedale dell’Angelo

ZELARINO. Un primo intervento a cuore aperto cinque anni fa all'Angelo di Mestre, una seconda operazione nella stessa struttura a distanza di due anni per un problema alla valvola che gli era stata impiantata con la precedente operazione. Nel frattempo, il fisico sempre più debilitato, una grossa perdita di peso, e la preoccupazione di familiari e amici che sale. Nessuno riusciva a capire perché il paziente continuasse a stare male. Sempre peggio.. Ora la risposta è arrivata: infezione da Chimaera, tutto segnalato alla Regione e alla Procura.
IL CASO
Cinque anni senza una risposta. La vicenda del primo paziente colpito dal batterio Chimaera nel Veneziano inizia nel 2014 all'Angelo di Mestre e termina pochi giorni fa, quando l'uomo riceve la diagnosi di Chimaera dai medici dell'ospedale Ca' Foncello di Treviso. I test sui campioni di sangue non hanno lasciato spazio a dubbi: positivo al Chimaera, confermando indirettamente che il batterio killer si era annidato nei macchinari adoperati per la circolazione extracorporea (ecmo) della Cardiochirurgia di Mestre, struttura che fino a pochi giorni fa non risultava toccata dall'emergenza. Il caso è stato subito segnalato all'Usl 3 e alla Regione. Il referto del paziente inviato alla direzione del Dipartimento di Prevenzione regionale e nei prossimi giorni verrà allegata anche una relazione clinica dettagliata sulla storia del paziente con tanto di visite, operazioni ed esami effettuati.
LA SEGNALAZIONE
«La sanità regionale sta trattando l'episodio di Mestre nell'ambito della questione batterio killer. Gli atti sono stati trasmessi alla Procura della Repubblica di Vicenza che è competente per connessione, cioè chiamata a trattare tutti i casi relativi alla stessa materia, in quanto il primo caso di Chimaera venne riscontrato nel Vicentino» fanno sapere fonti di palazzo Balbi. La determinazione della famiglia del paziente di Mestre è stata fondamentale per capire cosa stesse accadendo. Dopo la diagnosi di Chimaera l'uomo è stato immediatamente sottoposto a terapia antibiotica per contenere l'infezione. Nelle prossime settimane gli esperti valuteranno la risposta dell'organismo ai farmaci e poi si deciderà se procedere con un terzo intervento per asportare la valvola, che di per sé rappresenta una protezione naturale per il Chimaera, sminuendo l'effetto delle terapie.
LE ANALISI
Le analisi per scovare il Chimaera sono state particolarmente laboriose visto che il batterio è subdolo e i tempi di incubazione nell'organismo variano da uno a cinque anni. Accade che il germe- se presente nell’acqua utilizzata nei circuiti del dispositivo raffreddamento/riscaldamento necessari a regolare la temperatura del sangue in circolazione extracorporea durante l’intervento- potrebbe essere disperso attraverso gli aerosol generati dai dispositivi stessi in sala operatoria e sul campo chirurgico. Una volta “evaporato” il patogeno può cadere nel corpo del paziente che sta subendo l'operazione chirurgica, infettandolo. La Regione Veneto ha individuato il periodo tra il 2010 e il 2017 come a rischio contaminazioni, visto che dopo, i macchinari per l'ecmo sono stati portati fuori dalle sale operatorie.—
Valentina Calzavara
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